è molto bello ascoltare un disco nella stagione giusta. Secondo me tutti dovrebbero avere a portata di mano una copia di “The Inbetween” nel caso in cui nevicasse una notte di questo periodo: si è al caldo dentro casa, le luci sono quelle dell’albero di natale, si guarda fuori e ci si accorge che c’è un sottile strato bianco su ogni cosa, scendono fiocchi leggerissimi e silenziosi come nient’altro… In quel momento prendete il disco e ascoltate “Goodbye” oppure “I Remember It Just Like This”, e preparatevi ad asciugarvi gli occhi.
L’album di Essie Jain è un buon lavoro, sostanzialmente piano e voce, proprio come ci si aspetta, ma offre anche qualcosa in più. La pecca di queste 12 tracce (contando anche le 2 bonus tracks) è forse proprio la prevedibilità : lo stile è lo stesso dell’album di debutto della cantautrice (“We Made This Ourselves”), la voce è molto bella, calda, vibrante, ma anche massivamente presente nello spazio sonoro del disco, un timbro ricchissimo e canzoni che non lasciano mai più di qualche secondo allo strumentale portano ad uno regola compositiva che alla lunga può stancare. Ci si salva con alcuni (pochissimi) elementi aggiuntivi sparsi qui e lì fra le tracce, e sono proprio questi elementi di separazione, di diversità che fanno apprezzare l’album. Sono presenti ottoni, archi, ma anche batteria, percussioni, ecc. che fanno risaltare tracce come l’orecchiabile “Here We Go”, oppure “The Rights” che ha l’aria di una ballata, accompagnata da un clarinetto o qualche altro tipo di legno, che ci trasporta nel sotterraneo di un club sconosciuto e fumoso, dove bevendo si ascolta musica semplice e si vive bene.
Essie Jain si propone come una donna di presenza, di certo non una fragile e minuta ragazzina, ma una personalità matura, carismatica, profonda, un po’ d’altri tempi. In tutte le tracce traspare un po’ questo misto di vecchio e nuovo, come un restauro, uno stile vecchio rivisitato, ma in finale non molto distante dall’originale, giusto quel tanto che basta per passare da banale a personale, il risultato di un genere classico cantato da un’artista giovane.
Come ho già accennato, questa formula funziona, ma alla lunga può stancare, per questa mancanza di contrasti che rende il tutto un po’ troppo levigato e riconoscibile, c’è la triste sensazione che si sia ricavato tutto il ricavabile, spremendo fino all’ultima goccia.
2. Here We Go
3. I Ask You
4. Please
5.The Rights
6. Stop
7. Do It
8. Weight Off Me
9. You
10. Goodbye
11. Not Yours
12. I Remember It Just Like This