C’è un tempo per ogni cosa: sia per perdersi il disco di Ray LaMontagne uscito in ottobre, sia per recuperarlo pochi giorni prima che quest’anno giunga alla sua fine. E’ un tempo ricco di scoperte e di colori quello del recupero, di rimpianti che svaniscono per far posto a pensieri gonfi di rassicurazione.
Rischiavamo di lasciarci sfuggire un album meraviglioso, sublime, forse il migliore che il musicista americano abbia realizzato fino ad ora, quello maggiormente variegato e completo. Si parte forte con una tromba imbevuta di soul caldo che duetta con la voce rugosa di LaMontagne richiamando alla mente le perle di casa Stax, ma conservando, per conto suo, l’anima inquieta da folk-singer di razza, pelle dura e sorrisi a denti stretti.

“Gossip In The Grain” è attraversato da una secca leggerezza di mirabile nitore, una produzione ineccepibile che mescola malinconie e briosità  con gusto ed accortezza, esaltando le parti vocali che mai erano state così espressive, confidenziali ed epiche; c’è un senso di calda asciuttezza che muore felice nell’ugola rasposa, sofferta, abrasa dalla vita e dalle botte degli sguardi umani, fino a che il fango delle caviglie non scivola via aprendo inaspettati orizzonti limpidamente arrossati.

In assetto con linee melodiche che portano all’immensità  di John Martyn, della Band, di Van Morrison e Tim Buckley, Ray si imbeve di quarant’anni di storia americana e la riversa nelle dieci canzoni di quest’album baciato dalla grazia. Ispirazione blues, febbricitante anima soul, bluegrass da delta del Mississipi, squarci di cantautorato di razza rivelano al mondo la grandezza del barbuto chitarrista del New Hampshire.
Il ritorno alla produzione di Ethan Johns – in veste anche di batterista – assicura solidità  e poche ciance ad un disco che punta dritto al sodo e che si compiace dei controcanti angelici di Leona Naess.

Un fuoco brucia tra i solchi del terzo album di LaMontagne, sangue che frigge nel gorgogliare inquieto delle visioni del trentacinquenne americano, una florida serra dove crescono rigogliosi fiori e felci innaffiate dall’acqua rigenerante di chi è capace di vendere oltre 60.000 copie con un album che non ammicca a nulla, ma che ha dalla sua la potenza di chi t’abbraccia senza mentire. Perderselo vuol dire fare del male a se stessi.

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Gossip In The Grain [Rca – 2008]
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Similar Artist: John Martyn, Van Morrison, Tim Buckley, Iron & Wine
Rating:
1. You Are The Best Thing
2. Let It Be Me
3. Sarah
4. I Still Care For You
5. Winter Birds
6. Meg White
7. Hey Me, Hey Mama
8. Henry Nearly Killed Me (It’s A Shame)
9. A Falling Through
10. Gossip In The Grain

RAY LAMONTAGNE su IndieForBunnies
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