28 gennaio 1962: la sonda spaziale statunitense Ranger 3, partita dalla Terra due giorni prima, manca di 36.800 km il suo obiettivo, la Luna, e si allontana inesorabilmente verso un’eterna deriva nell’ignota immensità del cosmo. Se ne va nel silenzio scoppiettante di cariche elettrostatiche delle comunicazioni radio, con il suo bagaglio di strumenti, computer e ferraglia varia. Tecnologia all’avanguardia per l’epoca, ma che oggi probabilmente farebbe sorridere i cervelloni della NASA per l’ingenua semplicità che non gli consentiva di centrare qualcosa grande quanto un pianeta. Tecnologia e semplicità : un connubio quasi impossibile, un ossimoro, una contraddizione in termini, come la musica dei Ranger3, duo anglo-irlandese composto da Jim Perkins e Ronan Burke, che prende in prestito il moniker proprio dalla sfortunata sonda persa nel nulla un cinquantennio addietro.
Semplicità , insita nel tenue folk che costituisce la linfa da cui germogliano le ovattate composizioni dei Ranger3. Tecnologia, quella adoperata per scomporre e manipolare i suoni in un infinito taglia e cuci, che trasfigura ogni brano in un Frankenstein sonoro in continuo divenire. I due musicisti fanno ricorso con impeccabile maestria ad un ampio armamentario di strumenti tradizionali e diavolerie varie; guardando un po’ ai Kraftwerk, un po’ ai The Books, molto alle inconfondibili timbriche di casa Morr, si divertono a destrutturare i suoni, a ridurre le melodie in fattori primi e a smembrare le linee vocali, per poi ricomporre il tutto partendo dalle fondamenta e creando il loro edificio fatto di innumerevoli stratificazioni in crescendo, in bilico tra corde pizzicate, arpeggi e glitch elettronici. Il cantato imperfetto di Ronan, mirabilmente incastonato nella morbida geometria delle composizioni, è il fiocco con cui i Ranger3 sigillano i loro piccoli scorci elettrofolk.
Il disco cresce ascolto dopo ascolto rivelando dettagli sempre nuovi ed una maniacale cura per i particolari. La sensibilità eclettica che muove i pezzi, sempre sospesi tra modernità e tradizione, tra folk ed elettronica, tra cori eterei e vecchi strumenti acustici, crea un equilibrio fragile ma ben calibrato. Un piccolo mondo antico in cui anche la tecnologia può essere imperfetta. Eppure ancor più incantevole nella sua imperfezione.
MySpace
2. Pendulum
3. Sense Of Direction
4. The Photograph
5. Together
6. Old Simplicity
7. A Step Too Far
8. Satellite
9. Caught Cold
10. Seventeen Miles