La stagione concertistica romana riparte con una delle realtà  più interessanti del panorama italiano: arrivano i mantovani Super Elastic Bubble Plastic a promuovere il nuovo album, Chances.

Buona presenza di pubblico, situazione vivibile: dentro il Circolo si respira e non fanno gli usuali 66 gradi a cui, giocoforza, ci si abitua. Nonostante sia sabato sera. Aprono i Poppy’s Portrait che, come al solito, giocano in casa: il come al solito è riferito sia al fatto che la band ha base a Roma, sia perchè siamo abituati a vederli aprire per altre band al Circolo. E non è un male, visto che la band dimostra ancora una volta di avere un buon tiro, discreti pezzi e la piccola ‘fama’ locale è più che meritata. Li aspetto al varco, al grande salto di qualità , che non li condanni a fare eternamente da sparring partner a questa o quell’altra band.

Verso le 23 salgono sul palco i tre mantovani. L’attacco è ottimo, uno dopo l’altro si susseguono brani in prevalenza da “Chances”, dando spazio anche a ripescaggi dal passato recente (“Wake Up!”, “Self Made Popsong” ed altre). Personalmente preferisco i brani estratti dall’ultimo (a cui, ammetto, ho dato un’ascoltata sommaria): “Fake Queen”, “Lovers Heart”, “Someone Nice To Kiss”. La parte ritmica è una bomba, forse tra le migliori in Italia: Gianni Morandini al basso e il ‘treno’ Alessio Capra alla batteria sono una macchina da guerra, ossessiva, e non perdono mai un colpo che sia uno. Gionata Mirai (voce e chitarra, vedi anche una delle cose più belle successe in Italia musicalmente parlando negli ultimi anni: Teatro degli Orrori) è un ottimo chitarrista, ma difetta principalmente (a mio piccolo e modesto parere!) a livello vocale nella resa live: a volte la voce risulta piatta e sembra non reggere alla lunga distanza (anche in un singolo pezzo). Ma cosa importa quando sul palco vengono messi anima e cuore? Anima e cuore che evitano anche il pericolo di farsi sopraffare dalla sensazione di già  ‘sentito’: il mondo sonoro è quello che va dagli Husker Du ai Refused, ma ci piace (o almeno a me piace) e non è un problema.

Il problema (come al solito) è che il tempo a disposizione è poco e c’è bisogno di lasciare il palco per far spazio alla discoteca (o rockoteca o come si chiama!), nonostante i nostri e il pubblico abbiano ancora voglia di suonare e di ascoltare. Peccato.

Link:
SUPER ELASTIC BUBBLE PLASTIC MySpace