Ecco la Bestia!
Una bestia multiforme, notturna, una creatura musicale capace di ridefinire le coordinate alternative hip-hop trattando ‘la lingua dei ghetti’ con attitudine punk, rumorismi noise , finezze jazz.
Signore e signori questi sono i Kill The Vultures.
“Ecce Beast” è il terzo capitolo della band, il primo ad uscire in versione totalmente autoprodotta senza la supervisione della storica Locust, “‘perdita’ che va ad aggiungersi a quella dei membri storici della band Advizer e Nomi.
Tutto ora verte interamente sulle spalle dei due superstiti: il ‘manipolatore di beats’ Anatomy e l’mc, con vere stigmate del predicatore da strada, Alexei Crescent Moon.
Ad onor del vero il cambio di line-up era già avvenuto con il precedente “Careless Flame” disco che nel complesso però non mostrava gli effetti di questa “‘rivoluzione interna’, risultando in parte troppo simile al fantastico esordio.
Forse i tempi non era maturi, forse quello era un semplice ed inevitabile disco di transizione sta di fatto che solo con “Ecce Beast” riusciamo a sentire distintamente la mano dei due ragazzi di Minneapolis.
Solitario nella ‘stanza dei bottoni’, Anatomy ha così l’occasione per dare fondo alle sue molte reminiscenze di adolescente svezzato a dosi massicce di vinili jazz.
Gli inserti jazzistici sono più frequenti, più ricercati i sample di trombe e sax da infilare tra le pieghe di un suono scaricato dall’incidere martellate di percussioni noise/industrial. Il diverso dosaggio delle componenti musicali muta inevitabilmente il sound dei Kill The Vultures, che appare ora meno nevrotico, meno rabbioso. Respiriamo viceversa un’atmosfera narcolettica, fumosa, ci perdiamo in rimandi della Bristol che fu, tra il morfinico Tricky e i primissimi Massive Attack.
Maggiore cura del suono è inoltre confermato dall’utilizzo di strumenti “‘suonati’. Non solo sample “‘lavorati’ dal solito attento cut & paste quindi ma anche raffinate comparsate in studio: il lamento di un violino (“14th St. Ritual”), lo svolazzare di un flauto (“Cherish On My Disease”), i ricami di una chitarra acustica (“Spare Parts”).
Se Anatomy segna in modo più personale la componente sonora sta ancora una volta a Crescent Moon dare parole e voce alla nuova evoluzione della bestia. Nonostante l’hip hop risulti in queste nuove vesti genere meno centrale rispetto al passato, non possiamo non concedere allo spilungone di essere sempre e comunque anima pulsante del progetto.
Alexei sciorina rime del migliore combat-rap alternando la flemma da cantastorie del ghetto all’ardore da militante black-panther, consacrandosi come anello di congiunzione tra il Michael Franti periodo Last Poets e il Chuck D dei monumentali Public Enemy.
Dopo due album unanimemente indicati come tra i più ispirati dell’intero genere alternative hip-hop il rischio per un gruppo come i Kill The Vultures era quello rimanere legato a soluzioni stilistiche pericolosamente ripetitive.
“Ecce Beast” è invece il per nulla scontato ‘one step forward’ nel processo evolutivo di un progetto giunto ormai a definitiva maturazione e capace ancora una volta di farci esclamare con compiaciuta ammirazione Ecco la Bestia!!!.
Band Site
MySpace
2. The Big Sleep
3. Spare Parts
4. Walk On Water
5. Rock Bottomless
6. Cherish My Disease
7. Crow Feathers
8. Searchlights & Suspects
9. Heat Of The Night
10. Burnt Offerings