Il nuovo corso delle commedie dei Vanzina sembra aver purtroppo abbandonato del tutto quella folle deriva anarchica, quell’assoluta libertà cartoonesca e visionaria che rendeva sorprendenti alcune loro ultime sortite come Le barzellette, 2061, il magnificamente landisiano “Olè”: d’altra parte, se l’operazione è riportare gli italiani al cinema d’estate, questi cosiddetti ‘cinecocomeri’ hanno bisogno il più possibile di quelle strutture ‘chiuse’, delineate e precise (ovvero la specialità della coppia d’oro della sceneggiatura comica italiana Fausto Brizzi & Marco Martani) che riportano gli italiani al cinema ogni Natale sotto Neri Parenti ““ la messinscena perde dunque l’estemporaneità naif del Carlo Vanzina recente (e che ha toccato anche le vette impalpabili di alcune incredibili puntate de “Un Ciclone In Famiglia” in tv) e latitano quasi totalmente le gag fisiche, i capitomboli, i colpi alle parti basse (sostanzialmente riservati al solo Biagio Izzo, alle prese in maniera ossessiva con insetti e pipistrelli caraibici come John Candy nel fantastico Non è stata una vacanza…ma una guerra di Deutch/Hughes).
I Caraibi finiscono dunque per essere unicamente il fondale (spesso in evidente blue screen) per sketches dall’impianto sempre più apertamente teatrale (si veda qui soprattutto il trito episodio sui finti gay Enrico Bertolino e Carlo Buccirosso, che funziona alla grande essenzialmente grazie alla raffinata bravura dei due interpreti): d’altronde a settare il modello era stato il prototipo dello scorso anno, Un’estate al mare, in cui i due episodi meglio riusciti erano quello con Enrico Brignano e Nancy Brilli chiusi nell’angusto spazio di una cabina d’ascensore bloccata, e la farsa finale di Gigi Proietti attore smemorato sul palcoscenico, ripresa pari pari dal suo spettacolo teatrale “Di Nuovo Buonasera”. E allora anche nell’episodio ‘giovane’, sul modello “Spaccacuori”/”Non Mi Scaricare”, con due attori soffiati alla scuderia concorrente, Paolo Ruffini e Paolo Conticini, la ‘Parola’ assume un’importanza centrale: il protagonista è infatti uno speaker radiofonico che in una scena fondamentale smaschera l’ipocrisia della sua ex Martina Stella e dell’amico con cui lo ha tradito raccontando ad alta voce alla sua nuova fiamma, in modo da farsi sentire dai piccioncini al tavolino affianco, le cattiverie che si dicono l’un l’altro alle spalle.
Quello del raggiro è dunque a conti fatti il tema portante delle diverse storie che compongono “Un’Estate ai Caraibi” (facendo il paio con quella riflessione sulla Maschera ““ tragica, comica, drammatica ““ che era l’anima di Un’estate al mare), in cui la questione del procacciarsi denaro è pressante e primaria in tutti gli episodi, ma viene di volta in volta risolta attraverso stratagemmi, trovate improbabili, ‘botte di culo’, come le chiamano i personaggi. E’ per questo che Carlo ed Enrico Vanzina proprio non riescono più a staccarsi dalla gigionesca figura di Gigi Proietti, qui sorta di Mandrake in versione tropicale, intento a truffare i turisti grazie all’aiuto di un piccolo Monello di Antigua: e l’apparizione finale di Silvio Berlusconi che mente al telefono alla moglie di Biagio Izzo per regalargli un’altra settimana clandestina con l’amante Alena Seredova sembra chiudere davvero il cerchio della rappresentazione.
Restano allora soprattutto alcuni sprazzi di reale cattiveria nell’episodio maggiormente Vanzina old school, quello con il sottomesso autista-tuttofare Enrico Brignano costretto a sopportare qualunque angheria dal volgare e ripugnante palazzinaro arricchito Maurizio Mattioli (sempre inappagabile) per riuscire a guadagnare i soldi per il suo mutuo ventennale. Avrà anch’egli la sua effimera e breve vendetta, in questa ennesima passerella di vacanze che hanno preso ad assomigliare sempre di più ad incubi terribili.