Dissipare questa strana matassa che sono gli Elfin Saddle creatura del canadese Joan McKenzie e di Emi Honda, ragazza dalle chiare origini giapponesi, mi mette in serie difficoltà . Il problema è che nella loro musica convivono due esatte metà , diverse tra loro e comunque catalogabili come folk. Da un lato c’è la componente americana fatta di nenie tribali ricche di fascinazioni e suggestioni allo slow motion che richiamano i 16 Horsepower. Fin qui nulla da eccepire, anzi, la miscela funziona molto bene e ben si riallaccia ai panorami caldi e desertici delle giornate d’estate, ideali per ubriacare la propria mente di atmosfere oblique e sensuali.
D’altro canto c’è il rovescio della medaglia e sta a voi capire se vi possa piacere o meno. Il fatto è che personalmente ho una serie di problemi a rapportarmi con certa cultura giapponese, soprattutto con il cantato di stampo infantile in lingua nipponica. Non ho mai digerito voci come quella di Joanna Newsom, tanto per capirci. Quindi la parte in cui è Emi Honda a condurre il gioco se ne scende come una peperonata a mezzogiorno di ferragosto in piena spiaggia assolata. Fatti due calcoli non posso andare oltre una sufficienza piena, con la certezza di non essere in grado di apprezzare tutte le sfumature di un disco che qualcuno potrebbe trovare anche molto più bello.
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2. Running Sheep
3. Hammer Song
4. Sakura
5. Muskeg Parade
6. The Living Light
7. The Procession
8. Temple Daughter
9. The Ocean