Ci sono dischi, come questo, talmente cristallini che diventa complicato provare a leggerli. L’ascolto è trasparente, scorre senza trovareincrespature, supera l’immediata necessità  di comprensione restituendo conforto e calore. Non si tratta, intendiamoci , di uno di quei dischi anonimi, che passano senza lasciare traccia, incapaci di colpire in qualche modo o anche solo di raccontare qualche storia. L’esatto contrario. E’ un album che incanta già  al primo ascolto, ma in modo sottile: non capisci bene quello che è successo, però ti è piaciuto. Così lo ascolti di nuovo. E ci vuole qualche altro passaggio ancora per riuscire a decifrare il pop magnetico dei My Sad Captains.

Sono in cinque, a volte sei, hanno base a Londra, e il fatto che nella line-up ci sia anche Cathy Lucas, violinista dei Fanfarlo, è già  un buon indizio per capire verso quali coordinate puntare. Il pop indie e orchestrale che Arcade Fire e Broken Social Scene hanno messo a punto, ognuno nella propria direzione, in terra canadese muta forma una volta sbarcato nel Regno Unito. Viene contagiato senza via di scampo da quell’animabrit che significa immediatezza e melodia. Riduce quindi la propria portata epica e si distende in una dimensione più rarefatta e sottile, che accompagna l’ascolto più che incalzarlo. Nel caso dei Fanfarlo l’operazione prendeva con sè le atmosfere scure di The National e Okkervil River, i My Sad Captains preferiscono invece abbracciare gli spunti folk-rock dei Wilco e certe soluzioni sghembe e soffuse appartenute ai Pavement.

E’ un processo che ha chiesto tempo per poter maturare a pieno. Lo si capisce bene ascoltando l’ottima “Bad Decisions”. Nella sua prima veste, quella di singolo, era un brano indiepop ingenuo e veloce, addobbato con coretti twee e schiacciato da un ritmo troppo sostenuto. Qualche mese più tardi, chiarite le idee e messe a fuoco le scelte da compiere, la versione che compare nell’album ha l’accortezza di dimezzare il tempo e la pazienza necessaria per rivedere del tutto l’arrangiamento, più sobrio, meglio curato. Ne esce una canzone diversa, solcata da una vena di malinconia che fa vibrare ogni verso e sorretta da quella solidità  che si crea ogni volta che musica e parole si ritrovano sulle stesse, giuste, frequenze.

Un percorso, questo, che con ogni evidenza ha accompagnato per intero la creazione di “Here And Elsewhere”. Riflessi luccicanti di melodia, come quelli che si incontrano lungo “All Hat And No Plans”, nell’iniziale “Great Expectations” o nel nuovo singolo “Good To Go”, accendono anche gli angoli più ombrosi del disco come “A Change Of Scenery” o “Ghost Song”, così come le ballate “Hello Bears” e “You Talk All Night”. I My Sad Captains sembrano aver trovato la strada giusta per dare forma alla loro musica e l’hanno seguita con convinzione e talento lungo queste dodici tracce. I margini dimiglioramento non mancano, soprattutto nel cercare di allargare gli spazi, aprendo a soluzioni tra loro più variegate. Ma questo dopotutto è soltanto un esordio eascoltandolo non si può che pensare che il meglio debba ancora venire.

Cover Album

Here And Elsewhere
[ Stolen – 2009 ]
Similar Artist: Fanfarlo, Wilco, Arcade Fire, Pavement
Rating:
1. Great Expectations
2. The Sum Total Of Everything
3. Good To Go
4. Hello Bears
5. Here And Elsewhere
6. Troika
7. You Talk All Night
8. Ghost Song
9. Bad Decisions
10. All Hat And No Plans
11. Building Blocks
12. A Change Of Scenery