MK. Bologna. Quasi vent’anni di carriera.
Il gruppo di Cristiano Godano prende l’occasione, con questo tour elettrico che succede a quello più ‘intimo’ che attraversò i teatri di tutta Italia all’inizio del 2009, per sparare dritto in faccia a vecchi e nuovi fan tutta la rabbia che li ha sempre contraddistinti. Più di qualche tuffo nel passato e pochissimi riferimenti alla produzione recente, per scatenare anche un po’ di pogo, qualche danza e, ovviamente, un coinvolgimento emotivo che non si percepisce solo dalle reazioni “corali” della folla a pezzi storici come “Sonica” e “Nuotando nell’Aria” (stranamente presenti in coppia), così come nella recente “Uno”, in una strana veste più elettrica che su CD, ben riuscita.

Le chitarre elettriche fanno un lavoro eccelso, soprattutto un Cristiano in ottima forma che salta per il palco come un ragazzino, sprezzante dei quarant’anni suonati che si porta sulle spalle. Urla disperato in “Ape Regina”, sussurra (ma con classe) in “Bellezza”, passando per gli “istanti in cui vivere è una merda” di “A Fior di Pelle”, uno dei migliori pezzi live. Il pogo di “Festa Mesta” se lo ricorderanno tutti quelli delle prime file, ed anche il coro spacca-orecchie sollevatosi per “La Canzone che Scrivo Per Te”, con qualche fan del gentil sesso che si immola pure nel tentativo di simulare la presenza di Skin a duettare con Godano (come nel singolo originale). Ottima, ma non è una novità , anche la cover di “Impressioni di Settembre” della PFM, una rievocazione (ed un riarrangiamento) semplicemente mozzafiato).

Dal punto di vista tecnico non c’è niente da dire. Bergia alla batteria in gran forma, Godano salterino e carichissimo alla chitarra, nella media con la voce (piuttosto “graffiante” in certi tratti, sopra i suoi standard comunque a livello di intonazione), bassista all’altezza (ma quanti ne cambiano?) e polistrumentista azzeccato. La moda scatenata dall’ormai ex Afterhours Enrico Gabrielli sembra aver interessato anche il buon Godano, comunque gli inserti di violino à -la-Dario Ciffo ci stanno, niente da dire. Non una nota dolente per un concerto di questo genere, tutto è andato per il verso giusto, anche la durata (circa 2 ore 15) e l’acustica, di cui penso nessun cliente dell’Estragon (semipieno per i piemontesi) possa lamentarsi.

Se capitano dalle vostre parti, soprattutto in questo tour con una scaletta “così” pregna di perle del passato (ricordo, per concludere, anche la presenza di “Ineluttabile”, “Cara è la Fine” e “Come Stavamo Ieri”, imperdibili), fateci un salto. Ne vale la pena.

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