Quello che conta veramente è la sostanza, non l’apparenza. Sembra la classica frase fatta, ma gira e rigira si torna sempre lì ““ all’aspetto musicale che è quello che conta davvero per giudicare se un disco vale oppure no – e da questa apparente ovvietà si può dunque dedurre che scegliersi un nome d’arte difficile da spiegare in maniera sensata non è un problema se poi la musica è molto, molto al di sopra la media.
Ad esempio, prendiamo il caso di/degli Yacht: nonostante io non abbia ancora capito bene se il monicker Yacht stia ad indicare un tipo di pasticca in vendita nei migliori dance club statunitensi, un progetto solista di Jona Bechtolt oppure un suo gruppo vero e proprio posso ragionevolmente affermare che “See Mystery Lights” è un album clamoroso, di quelli che magari all’inizio non si notano più di tanto ma poi crescono esponenzialmente ad ogni ascolto tramutandosi in “‘album che non ne vogliono sapere di uscire dal tuo lettore cd’.
Jona Bechtolt è un nerd, la sua compagna di viaggio Claire Evans lo è ancor di più, eppure questi due personaggi han preso le peculiarità del loro debut album “I Believe in You, Your Magic is Real” (e dunque: canzonette in bilico tra autistico e artistico, piccoli bomboloni techno che lievitano progressivamente terminando il processo un attimo prima di esplodere definitivamente, dense di (auto)ironia e capacità di non prendersi sul serio), le hanno aggiornate perchè son passati ben due anni dal debutto e non bisogna mai fossilizzarsi, hanno speso i (relativamente tanti) quattrini avuti in dote dopo il loro passaggio alla DFA, si sono affidati ad un produttore vero ed hanno tirato fuori un’opera che suona molto DFA pur essendo una mosca bianca nel catalogo della benemerita etichetta statunitense.
Gli LCD Soundsystem imbottiti di tranquillanti, Juan MacLean con il freno a mano tirato allo spasimo, i Free Blood che cazzeggiano in cameretta davanti al laptop, Hercules and Love Affair alle prese con musica più concettuale della media, i Prinzhorn Dance School che decidono di suonare al doppio della velocità e che soprattutto tentano di suonare più funk. Si potrebbe andare avanti all’infinito con questi paragoni roboanti-ma-veritieri, però si finirebbe per non rendere giustizia ad un disco che suona fresco e personale come altre poche cose sentite ultimamente (una traccia a caso: “It’s Boring / You Can Live Anywhere You Want”, nove irresistibili minuti di puro delirio). E che somiglia a cose prese dal catalogo DFA senza che gli autori abbiano un background (indie) dance e soprattutto senza la volontà di suonare in quella maniera. Un piccolo prodigio.
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2. The Afterlife
3. I’m in Love With a Ripper
4. It’s Boring / You Can Live Anywhere You Want
5. Psychic City (Voodoo City)
6. Summer Song
7. We Have All We’ve Ever Wanted
8. Don’t Fight the Darkness
9. I’m in Love With a Ripper (Party Mix)
10. Psychic City (Version)