Il panorama cantautorale italiano è, secondo i meno esperti, circoscritto a pochi nomi. I vecchi classici come Battisti, De Andrè, Guccini, Gaetano, De Gregori, Tenco e Gaber (tra gli altri), e i nuovi giovani che si stanno aprendo una strada in questa categoria, in primis Vasco Brondi (che verrà citato altre volte in questa recensione). Si ignora una scena più sotterranea, con potenzialità più ‘complete’ e possibilità di espressione praticamente infinite, figli delle porzioni di società da cui provengono (basti pensare a cosa racconta Dario Brunori nel suo primo disco post-Blume). Simona Gretchen da raccontare ne ha tante. Con una sincerità che, fusa con una rabbia giovanile dall’animo adolescenziale ma abbastanza matura da risultare ‘adulta’ non solo nel sound, spiazza l’ascoltatore anche al primo ‘incontro’, ci consegna undici brani di imprescindibile valore artistico. Musicalmente vicina a Carmen Consoli e alla tradizione italica menzionata sopra, scrive testi a metà tra ira e lucidità (“Cera”), tra poesia e diario personale (“Due Apprendisti”), con riferimenti piuttosto frequenti alle esperienze di vita e agli stati di disagio che murano la via all’uomo davanti ad alcune situazioni che tutti possiamo capire e condividere (testi impegnati come “O Nostre Pelli” e “Ieri” ne sono un esempio lampante).
L’anima del disco è rock, anche se musicalmente i toni sono sempre piuttosto pacati, esprimendo tensione solo in pochi rari episodi come nella già citata “Ieri” e tramite la distorsione leggera ma graffiante di “Fockus”, dove spicca una rabbia paragonabile a quella di Brondi e le sue Luci della Centrale Elettrica (e nondimeno al suo mentore Canali). Un confronto mica da poco, nonostante si possa considerare il songwriting di Simona molto più profondo (a livello di testi e tematiche) e più originale anche musicalmente, utilizzando una gamma di accordi e di suoni molto più vasta del giovane ferrarese.
La Gretchen ha già ricevuto una discreta attenzione dalla critica e questo disco ne è una conferma assoluta, una tela da pittore scarabocchiata da parole messe in fila con una violenza verbale degna di nota e frutto di una voglia di dire la propria che ha pochi rivali in questa scena italiana che, per quanto riguarda la cantautorale, si sta ampiando notevolmente, complice magari questo periodo di crisi. Disco bellissimo.
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2. Le Mie Fate
3. Cera
4. Fockus
5. Due Apprendisti
6. Bianca In Fondo al Mare
7. O Nostre Pelli
8. Vuota
9. Simpatia per B.C.
10. Ieri
11. Non Trovo Più Le Chiavi