Non ricordo neanche più quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho fatto così tanta fatica ad ascoltare un disco dall’inizio alla fine. Ammetto pure che questa volta stavo quasi per ‘abbandonare l’incarico’ e spegnere il lettore. Alla fine, annoiato e infastidito, sono arrivato alla fine di questo nuovo lavoro dei Numero 6.

Ok, piccola premessa. Qui non si tratta del recensore che ce l’ha col gruppo e vuole distruggerlo, tanto più ritengo il progetto genovese in questione un buonissimo esempio di come si possa ancora fare dell’ottima musica in Italia (rimando anche alla recensione di qualche tempo fa). Detto questo, veniamo al dunque. “Il Pellegrino Dalle Braccia d’Inchiostro” è un album concepito come una collaborazione tra i Numero6 e lo scrittore Enrico Brizzi. I testi di queste undici tracce infatti sono ispirati al romanzo di Brizzi dal titolo omonimo. Il sottoscritto sa quanto sia bello, frustrante, difficile, romantico (e qui potrei ancora aggiungere centinaia di aggettivi) viaggiare, scoprire nuovi posti e far permeare tutto dall’arte, dalla scrittura, dalla composizione che il fatto stesso di mettersi sulla strada comporta. Lo dico davvero con cognizione di causa. E lo dico perchè l’album è stato concepito per raccontare il viaggio di ritorno in Italia di alcuni personaggi: Leo, Elvio e Bern.

Il disco è una storia in undici piccoli capitoli, ma la cosa non funziona neanche in uno e fa acqua da tutte le parti. Innanzitutto si tratta essenzialmente quasi di un disco parlato, sotto cui si distendono chitarre elettriche, dialoghi dei personaggi e a volte accenni di canzoni; seconda cosa l’idea annoia già  in partenza. Se si vuole raccontare una storia in musica (seguendo il testo del libro, cosa assolutamente non facile e qui il plauso al gruppo per aver almeno provato a far quadrare tutto ‘in uno spartito’) la storia deve essere interessante. La storia in questione non lo è. Punto. La colpa non è del gruppo (o forse in parte si, perchè deve essere stato il gruppo ad aver scelto di raccontarla) ma dello scrittore. Forse. Dico forse perchè non ho letto il libro ma da quello che esce dalle casse stereo quando si mette su il disco la musica non mi invoglia granchè a correre in libreria. Tre tizi che fanno ritorno in Italia, di cui uno (Bern) straniero (tedesco, svizzero?) che rompe le palle come pochi e fa del tutto per mettere zizzania. A contorno del tutto musica rock e poco di cantautoriale in senso stretto. Non so…non sono riuscito neanche a trovare artisti simili da associare al progetto. Musica per spettacoli teatrali, colonna sonora di un film piuttosto banale. Il 90% delle volte quando mi capita per le mani un disco che non vale la pena approfondire non lo recensisco neanche perchè so che ci sono altre band ‘che aspettano’ di essere pubblicate. Qui il discorso è diverso perchè sembra che prendere uno scrittore famoso e farlo entrare nella musica indipendente sia una cosa poco rischiosa e altamente remunerativa sotto il punto di vista artistico per quello che ne torna indietro. Non è così.

Brizzi è un ottimo scrittore e preferirei rimanesse tale. I Numero 6 sono un’ottima band e sono sicuro che lo saranno sempre. Sempre che rimangano Numero 6 e non Numero6 e qualcun altro. Vabbeh, non vado oltre…chiudo considerando la cosa nella mia mente come un normale incidente di percorso, un buco nell’acqua che sicuro verrà  riscattato da buoni lavori in futuro. Ne sono certo. Una parte di me però continua a chiedersi che fine abbiano fatto i Numero6 del precedente EP.

Cover Album

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Il Pellegrino Dalle Braccia D’Inchiostro
[ The Prisoner – 2009 ]
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1. Intro
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