Una serata così già è difficile trovarla fuori Londra, figuriamoci nella nostra Capitale, forse ancora troppo legata a certe mode e canoni stilistici in ambito dancefloor.
Per la prima volta in Italia, infatti, sono venuti a trovarci Bok Bok & L-vis 1990, due tra i produttori uk-house e nu-dubstep più in voga del momento, creatori dell’etichetta – subito cult nel settore – Night Slugs e residents in patria tutti i venerdì con l’omonima serata. Due ragazzetti: li vedi lì dietro la console che si scambiano la postazione a turno, magrissimi, bianchi in volto e sguardo da hooligans.
Tra tamarrate britanniche in salsa afro-beat ogni tanto i due muovono tentativi di indottrinamento di massa, come una gazzella travestita da elefante che ogni tanto timidamente mostra il suo lato nascosto (SI. Bella metafora).
Il locale è semi-pieno e la folla è come presa alla sprovvista da certi ritmi fuori-cassa. Scegliere il modo di muoversi e ballare qui è compromissorio: o si segue il battito sempre più imprevedibile o lo si ignora e si cerca di fare semplicemente casino.
Riesco a riconoscere le ultime uscite Night Slugs come la splendida “IRL” di Girl Unit e il rispettivo remix neo-Brodinskiano di French Fries, oppure le scorse uscite di Egyptrixx: un altro talento (canadese) che sta martellando il mondo con le sue “The Only Way Up” ed “Everybody Bleeding”. Non mancano certo il maestro Roska o il dottore Doc Daneeka che sicuramente hanno in primis da insegnare. Niente wobble basses (o forse pochi), solo tamburate imprevedibili ed ossessive, qualche synth minimale, e tanto spirito weird.
Bok Bok ed L-vis 1990 rappresentano la parte meno intellettuale del mondo dancehall britannico del momento. Sono lo spirito più tendenzialmente caciaro della Londra underground, ma allo stesso tempo sono lo schiaffo decisivo al noiosissimo universo fidget-electro ormai decadente e fossilizzato.