L’inquieto e rabdomantico Geoff Farina ha cominciato una nuova esperienza artistica che prende il nome di Glorytellers, giunti al secondo disco in trio e con l’obiettivo di riscoprire il cantautorato classico americano.

E allora ecco a voi “Atone”, che naviga dalle parti del country-folk seguendo le direttive di un blues ancestrale e melodie lontane, struggenti e intimiste. Un souvenir d’oltreoceano buono solo per farsi cullare durante le ore della siesta ma che non aggiunge nulla di nuovo al percorso musicale dell’ex Karate. Si avverte una disciplinata liquidità  degli/negli arrangiamenti unito ad un gusto raffinato per tessiture armoniche non di poco conto che sono il vero punto di forza di un lavoro divertente e dotato di una certa prontezza ma che, purtroppo, non ha brani memorabili.

Del post-rock dei Karate è rimasto ben poco se non le storie, ormai rese sbiadite dal tempo, e quell’introspezione ““ resa ancora più malinconica dalla voce melodica di Farina ““ tipica di un album capolavoro come Unsolved del 2000.
I Glorytellers amano gli arpeggi a dismisura, il ritmo jazzy e quell’incedere new-acoustic ormai troppo spesso tirato in ballo per ovviare ad una mancanza cronica di idee.
“Atone” è in ritardo sui tempi, non riesce a convincere perchè ha il sapore del già  sentito e, nonostante un songwriting scarno ed essenziale, Farina, rimanendo sullo stesso registro per tutto il disco, non supera la forma classica della ballata per approdare a un qualcosa di nuovo.

Non bastano canzoni come “Softly As She Sings” o la levità  di ballate che parlano al cuore, come nel caso di “Just What I Was Thinking”, nè tantomeno vale la pena perseverare nel fingerpicking perchè si rischia solamente di divenire la parodia di mille altri gruppi acustici.

Geoff Farina ha l’intelligenza per poter approdare ad un progetto concreto, originale (e i nostri Ardecore ne sono un esempio) e, al tempo stesso, fruibile. Certamente può proseguire il suo percorso artistico con il progetto Glorytellers conservando la sua attitudine per sonorità  acustiche ma deve assolutamente sperimentare nuovi linguaggi.