Caro lettore, ti stai addentrando nel pieno dell’estate, questo significa che ti attendono domeniche pomeriggio di calma piatta, afa e tedio. Sai a cosa mi riferisco.
Mi duole sottolineare, forse infierendo un po’, come “Serotonin” dei Mystery Jets non ti varrà 1 solo minuto di consolazione.
Se ti sei trascinato fin qui, usando anche le mani per muoverti di qualche centimetro sull’asfalto sciolto, con la speranza che “Serotonin” colmasse il buco nero aperto dallo scioglimento dei Supergrass, spiacente: niente di paragonabile.
Un’unica esitazione passa sulla punta delle mie dita al momento della battitura, appiccicare proprio ai Mystery Jets delle opinioni che, a ben pensarci, varrebbero per decine di gruppi/dischi persi sulle stesse lunghezze d’onda. E poco importa se i Mystery Jets erano pure nati all’insegna del motto ‘il conformismo è il nuovo anti-conformismo’, giocandosi così, da subito, la mossa markettara della disperazione: coinvolgere il matusa. Sì perchè il frontman Blaine Harrison ( prima batterista e ora alle tastiere), appena dodicenne, formò il gruppo con suo papà Henry al basso. E pensare che all’inizio aveva pure funzionato, ma 10 anni dopo, svariati cambiamenti nella formazione, qualche singolo azzeccato e un dignitoso 42 ° posto nelle charts britanniche per il più che dignitoso “Twenty One”; boom, il babbo è fuori dal gruppo. Detta così potrebbe sembrare il titolo del nuovo romanzo di Enrico Brizzi, se solo gli adolescenti fossero quelli di 20″²anni fa!
Superata la nota di colore, il 2010 vede l’ex-quintetto londinese passare dalla minor di culto 679 Recordings alla finto-minor-ormai-major Rough Trade. “Serotonin” segue a due anni di distanza il fortunato “Twenty One” ed è prodotto da Chris Thomas, quella mezza leggenda vivente che ha prodotto, fra le altre cose, anche “Different Class” dei Pulp (non vi potete sbagliare).
“Serotonin” è stato preceduto dal singolo decisamente brit-pop oriented “Flash” a “Hungry Smile”, rilascito gratuitamente dal sito della band e da “Dreaming Of Another World” trasmesso dalla BBC Radio già a maggio.
Delle influenze barrettiane degli esordi rimane “It’s Too Late” e poc’altro e, sebbene qualche passaggio rimanga comunque piacevole (“The Girl Is Gone” o la power-ballad “Miracle”), l’impressione generale è che il grado di ammiccamento agli anni “’80 raggiunga livelli poco dignitosi.
Sarà che le uscite estive non sono mai riuscite a prendermi davvero, ma a me questo pare prescindibile.