La casa discografica Egea di Perugia ha all’attivo un catalogo da far invidia che riesce a inglobare tutto il meglio del jazz e della world music.
“Miramari” testimonia l’incontro tra il talentuoso giovane pianista brasiliano Andrè Mehmari e il nostro clarinettista Gabriele Mirabassi in un vortice di emozioni senza fine.
Approdato ormai ad una soluzione stilistica molto vicina alla musica brasiliana, Gabriele Mirabassi, grazie all’intercessione di Guinga, conversa piacevolmente con il collega pianista fluminense e il duo si mantiene in equilibrio tra estrazioni classiche e sapori direttamente provenienti dalla cultura musicale popolare brasiliana (choro, frevo, valsa).
Il risultato è un lavoro, già pubblicato nel 2009 in Brasile dalla Estudio Monteverdi, ridotto rispetto all’originale, formato da 13 tracce, ma ugualmente intenso.
Nulla è scontato, nonostante l’intento melodico evidente, le composizioni si articolano lungo sentieri labirintici, le melodie sfuggono, ritornano, diventano aria e si librano delicate.
“Miramari” è un capolavoro di suoni e ritmi, due culture che si incontrano a metà strada senza temere il confronto. Un progetto non ambizioso, che merita ripetuti ascolti per poter essere apprezzato pienamente, fresco, brillante.
Tredici perle rare da scoprire piano piano, tra cui “Vaidoso” scritta da Moacir Santos che è, molto probabilmente, il brano più intenso del disco.
Guinga aiuta il duo scrivendo due episodi prestigiosi e di spessore, sognanti, che vanno ad arricchire i tredici paesaggi dipinti ad olio da due pittori esperti.
Si respira libertà esecutiva, la voglia di ricercare, di navigare nell’oceano infinito di note e ritmi, di far sentire all’ascoltatore il suono delle onde del mare, la grazia di un paesaggio mediterraneo.
Rigore e improvvisazione, tradizione e innovazione, sono gli elementi cardini di un disco liquido, misterioso, che non smette mai di stupire.
Un lavoro pieno di invenzioni, riuscito grazie al processo di osmosi che si è venuto a creare tra Mehmari e Mirabassi, e un’occasione pienamente andata a segno che dimostra come si possa ancora fare musica da camera sfruttando arditezze melodiche e ritmi trascinanti.