Da quando conosco Antony Hegarty, più o meno a cavallo tra il primo e il secondo disco, ho sperimentato una formula di valutazione nei confronti dei suoi lavori sempre uguale: inizialmente basito, riesco ad apprezzare la “novità ” ( le parole “‘novità ‘ e “‘Antony‘ non dovrebbero mai essere scritte in una stessa frase) solo dopo una buona decina d’ascolti, tanti abbastanza per realizzare la grandezza del freak dalla voce d’angelo.

Ora, al quarto disco, superati anche di parecchio i dieci ascolti, appurato che la sua voce resuscita i morti, appurato che il personaggio fa gola a critica e pubblico (cosa che influenza enormemente un nuovo ascoltatore, che lo si accetti o no), pare che qualcosa si sia rotto nell’ingranaggio. Va bene un tendenziale scemare nell’uso della voce e delle orchestrazioni a partire dal primo, meraviglioso omonimo disco, passi una sorta di minimalizzazione delle melodie di pari passo con le uscite discografiche, ma quello che all’uscita del già  non convincente EP “Thank You For Your Love” prometteva di essere il disco della svolta pop dell’ensemble newyorkese, risulta essere in più episodi una mera lagna. Un lamento fine a se stesso, che non aggiunge niente di nuovo a quanto detto in anni di esperienza e di collaborazioni.

Se la bella “Everything Is New”, prima in scaletta, può aprire piacevolmente gli occhi ad un rallentamento generale dei ritmi, già  il seguito di “The Great White Ocean” lascia a desiderare. Accenni di ritmo al piano e un più marcato slancio vocale fanno di “Ghost” uno degli apici della confezione, mentre “I’m In Love” e il suo ritmo quasi allegro appaiono in tutto e per tutto come un inutile riempitivo. I riverberi della titletrack alzano un po’ il livello, così come la lenta ma intensa “The Spirit Was Gone”, preludio al primo singolo “Thank You For Your Love”, buono nella sua semplicità .

Björk e Antony 2, la vendetta: l’islandese pareggia i conti con il crooner in “Flètta”, scarto dalle sessioni di “Volta” (2007 circa), che assurdamente risulta essere anche migliore dei brani precedentemente scelti. Quattro minuti circa di gibberish e islandese accompagnati dal piano, senza dubbio non innovativo ma molto emozionante. La spensieratezza di “Salt Silver Oxygen” e il climax ascendente per piano ed archi di “Christina’s Farm” chiudono un lavoro frettoloso, senza molto da aggiungere a quanto detto in una decina d’anni. Antony, che canti bene lo sappiamo, idem per le parti strumentali. E mo? Che volemo fa?

Swanlights
[ Secretly Canadian – 2010 ]
Similar Artist: Rufus Wainwright, The Irrepressibles, Joan As Police Woman

Rating:

1. Everything Is New
2. The Great White Ocean
3. Ghost
4. I’m In Love
5. Violetta
6. Swanlights
7. The Spirit Was Gone
8. Thank You For Your Love
9. Flètta
10. Salt Silver Oxygen
11. Christina’s Farm