E alla fine, nonostante un disco decisamente insufficiente, mi ritrovo alla Casa 139. Tra tutto quello che offriva Milano stasera, ho optato per Paul Smith. Un po’ per curiosità , ma molto di più per affetto. La cosa strana è che molta altra gente ha fatto la mia stessa scelta (anche se per motivazioni diverse, presumo). Chi l’avrebbe mai detto che il buon Paul avrebbe attirato più gente di quanta ne abbiano attirata i Frightened Rabbit (all’opera dall’altra parte della strada)? E invece”…

E invece c’è un pubblico abbastanza consistente e attentissimo. Presta grande attenzione alla mezz’oretta in cui Gravenhurst, un ragazzotto scalzo di Bristol, suona la sua manciata di canzoni, da solo, con una chitarra elettrica e tanti pedali, meritandosi tutti gli applausi che arrivano: la sua voce delicata si fonde perfettamente con la chitarra e le canzoni, pur non essendo sconvolgenti, sono interessanti. E presta ancora più attenzione alla performance di Paul Smith e band.

Per questo tour, infatti, Paul Smith si avvale della collaborazione di una chitarrista (Rachel Lancaster, che fa parte anche dei MeandthetwinS), di una bassista e di un batterista -di cui mi sfuggono i nomi- e le prime due canzoni dicono tutto sulla piega che prenderà  il concerto. L’iniziale “While You’re In The Bath”, eseguita completamente dal solo Paul chitarra elettrica e voce, e la successiva “North Atlantic Drift”, suonata con tutta la band, rendono chiaro che i pezzi che verranno eseguiti in solitaria, cantati quasi sottovoce risulteranno essere piuttosto pesanti e molto più lunghi di quanto siano effettivamente, mentre gli altri pezzi suoneranno indiscutibilmente meglio che su disco, lasciando percepire benissimo la marcata impronta Field Music che sta dietro a ogni pezzo. La band suona benissimo insieme e, nonostante la debolezza di molte canzoni, fa un ottimo lavoro: “The Crush And The Shatter”, “Dare Not Dive” e “Our Lady Of Lourdes” sono indubbiamente i momenti migliori del concerto.

Oltre a tutte le tredici tracce di “Margins”, c’è spazio anche per la cover di “A Little Lost” di Arthur Russell (uno degli artisti preferiti di Paul), cover che purtroppo non rende giustizia a un pezzo assolutamente meraviglioso: la quasi completa assenza di chitarre, un basso troppo martellante e il leggero cambio di melodia mi fanno storcere tantissimo il naso. E me lo fanno storcere anche “Tanned” e quella “By The Monument” che diventa “Apply Some Pressure” (i pezzi dei Maximo Park che sulla setlist erano segnati come “Born In The USA”) suonati alla moviola, lentissimi, solo chitarra elettrica e voce.

Paul Smith è riuscito a mettere su un concerto sicuramente non indimenticabile, ma tutto sommato godibile. è sempre bello vedere sul palco qualcuno che ama quello che fa, che ci mette passione e che riesce a suonare così bene anche con una band che non è quella con cui di solito si esibisce. Ed è incredibile come riesca a essere protagonista assoluto anche da fermo, senza tutti quei salti a destra e a manca che l’hanno reso famoso.

Setlist
WHILE YOU’RE IN THE BATH
NORTH ATLANTIC DRIFT
THE CRUSH AND THE SHUTTER
IMPROVEMENT/DENOUEMENT
ALONE, I WOULD’VE DROPPED
STRANGE FRICTION
I WONDER IF
THIS HEAT
A LITTLE LOST (Arthur Russel cover)
I DREW YOU SLEEPING
THE TINGLES
OUR LADY OF LOURDES

-encore-

PINBALL
BORN IN THE USA (che in realtà  è stato TANNED ““ BY THE MONUMENT/APPLY SOME PRESSURE)

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