Darkstar
North

Che gli anni ottanta più tenebrosi siano approdo quasi naturale per l’elettronica proveniente dal basso (e dai bassi) lo avevamo capito sin dai tempi di “Mezzanine” dei Massive Attack e due anni fa anche i Portishead avevano deciso di ricordarcelo. Il movimento dubstep però non era ancora arrivato a tale svolta, nonostante le vie intraprese nell’ultimo anno fossero varie e valide (il gusto pop di Skream, la deriva eterea dei Mount Kimbie), ed è ancor più sorprendente che a scegliere tale via sonica sia un trio al suo primo disco (gli inglesi Darkstar erano precedentemente un duo, a cui si è aggiunto durante le registrazioni dell’album il vocalist James Buttery).

Di matrice Hyperdub rimane soltanto il singolone già  noto “Aidy’s Girl Is A Computer” (presente nella compilation celebrativa della label londinese uscita lo scorso anno), che risulta piuttosto fuori luogo in un disco che di dubstep non ha quasi nulla: già  dalla breve e introduttiva “In The Wings” si capisce che le coordinate riguardano un pop malinconico e sintetico e pure la successiva “Gold” si assesta sugli stessi territori, ma un’ombra di già  sentito sembra aleggiare sulle soluzioni scelte dagli inglesi. Schiva l’effetto dèjà -vù l’ottima “Deadness”, perfetto amalgama di suggestioni idm, ricordi dub ed emozionante melodia pop, e che insieme a “Under One Proof” e “Dear Heartbeat” rappresenta i vertici dell’album (soprattutto l’ultima citata).

Altrove elettronica e wave si compenetrano per realizzare pezzi di grande fascino (“Two Chords” e l’ottima titletrack), anche se una certa staticità  sembra appesantire l’ascolto.

“North” è sicuramente un disco piacevole, ma anche assai irrisolto, nel quale le idee non mancano ma devono essere sviluppate più attentamente in futuro; è forse l’opera meno eccellente dell’esiguo catalogo Hyperdub, ma conferma la voglia di sperimentare dell’etichetta inglese, anche oltre i propri confini.

Ascolta “Gold”