La sparo grossa: Dargen D’Amico è il Maurizio Milani dell’electro-hip hop italiano. Stessa attitudine “‘uber-intelligente’, stesso coraggio, stessa voglia di andare oltre gli steccati e le etichette, stessa tendenza ad argomentare in maniera bulimica servendosi di un flusso continuo di micro-citazioni, rimandi, nonsense, colpi di scena & copiaincolla che sembrano buttati lì a caso tanto per finire il pezzo ma che in realtà hanno una loro logica, eccome se ce l’hanno ““ basta solo volerla capire, basta solo volerci arrivare. E se ci arrivi godi parecchio, e se ti lecchi le dita godi solo a metà . Come Milani, D’Amico piace a cinque persone su cento, ma quelle cinque sono letteralmente pazze di lui (io sono il sesto dei cinque, il capo).
Si potrebbe anche chiudere qui, ma c’è molto di più da dire. C’è che D’Amico nel 2010 se ne è uscito con D’, un’opera in due parti, un’opera bella da far male, un’opera che la ascolti ed ogni volta lascia il segno e che potrebbe anche essere definita il suo punto artistico più alto. Un altro così non c’è, più che un rapper è un cantautore che utilizza l’espediente dell’hip hop per raccontare storie (forse personali e forse no, forse vere e forse no, forse verosimili e forse no, ma sempre veritiere ) partendo da dettagli che altri potrebbero considerare insignificanti (pesco a caso dal mucchio, ma ce ne sono talmente tanti che mi gira la testa: Jean Claude Van Damme, attendere la propria ragazza a Malpensa, un dj vs. un impiegato, andarsene come Falcone e Borsellino, sì problemi di cuore / no problemi di diritto, problemi di comunicazione nell’era Internet, ragazze con le cicatrici ai polsi e pillole di riserva) e te le sbatte in faccia con ironia beffarda (ed un pizzico di cinismo, il che non è mai male in un mondo difficile e complicato come quello odierno) accostandoli l’uno all’altro senza timore di apparire trash o, al contrario, troppo colto e preparato.
Come un frullatore che con estrema precisione sminuzza finemente cultura pop fino renderla liquida, adatta ad occupare tutti gli spazi che la circondano. Implacabile, imprescindibile. Ecco, ascoltando ciascuna parte di D’ (sia l’una di seguito all’altra che separatamente) si viene totalmente avvolti e la musica di D’Amico sembra l’unica cosa al mondo a cui è possibile prestare attenzione, l’ultima cosa della quale vorresti fare a meno. Se solo ci arrivi rappresenta un’esperienza totalizzante, nella quale si entra con soggezione ma dalla quale è molto difficile uscire. Sempre che abbia un senso uscire da una cosa del genere e dallo stato mentale a cui una cosa del genere è in grado di farti arrivare. Dargen D’Amico è una faccenda dannatamente seria anche se non sembra.
Recensione thanx to Italian Embassy
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2. Nessuno Parla Più
3. Perchè Non Sai Mai (Quel Che Ti Capita)
4. Malpensandoti
5. Van Damme (Saddam)
6. Prendi Per Mano D’Amico
7. Ma Dove Vai (Veronica)
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2. Anche Se Il Mondo Ha
3. D’ Cuore (D’Amico D’Amore)
4. L’Amore E’ Quell’Intertempo
5. In Loop (La Forma Di Un Cuore)
6. Mi Piacciono Le Donne
7. Briciole Colorate
8. Mi Piacciono Le Donne (Cheesy Manolos Remix)
Ascolta “Mi Piacciono Le Donne”
Ascolta “L’Amore E’ Quell’Intertempo”