L’italiano è una lingua meravigliosa, ha una potenza ed una pregnanza che poche altre lingue possono permettersi, sarà per merito dell’antenato latino o sarà che c’è sempre stato molto sole da noi, non so. Sta di fatto che il nostro idioma è florido, ricchissimo di significati e chi sa usarlo ha in mano la potenza dell’uragano, del mare in tempesta, può smuovere le montagne e le coscienze.
Certo, una lingua così rischia di dare alla testa di chi pensa di possederne tutti i segreti e il tapino lettore, ignaro di tutto, si ritrova tra le mani delle solenni pisciate fuori dal vaso della decenza. Nello specifico mi riferisco a note stampa o recensioni, mediante le quali ci si vorrebbe fare un’idea di un’opera e invece ci si trova di fronte a scritti che pretendono di essere opere loro stessi, con l’unico risultato di provocare il mal di pancia, dovuto alla sintassi senza senso e alla, ben più grave, mancata ‘informazione’.
Dicevamo che l’italiano è una lingua meravigliosa e lo sa bene il front-man dei “ManzOni” (nel senso dell’artista Piero), Gigi Tenca, esordiente a 57 anni nel mondo musicale ma non certo nella vita. Le sue liriche (mai parola fu più azzeccata) sono graffi che lasciano segni nell’anima; mai una parola di troppo nè fuori posto, a narrare di un’esistenza difficile, a fare domande che non hanno una risposta se non nei ricordi del passato. In Tenca rivive la poetica del vivere appartato, del parlare solo di piccole cose personali, fanatico dell’oikos anche lui che non si allontana dai suoi boschi, dalle sue piante da frutto e dalle irsute montagne del Veneto che riecheggiano nelle scabre parole che declama.
Nove tracce per questo esordio autoprodotto (in attesa della pubblicazione per “Garrincha Dischi”), comparso a dicembre, nelle quali la voce di Tenca viene rivestita dalle chitarre, e talvolta una batteria, di Fiorenzo Fuolega, Carlo Trevisan, Emilio Veronese, Ummer Freguia, a creare un connubio di grande fascino con gli Slint che incontrano la canzone d’autore italiana. E qui mi fermo con gli accostamenti che fanno molto cool ma lasciano il tempo che trovano. “ManzOni” è disco da riflessione e di riflessioni, umorale, invernale, da ascoltare in cuffia e che difficilmente si potrà urlare alla luna (almeno lo spero) ma brani quali “…e scrivo”, “Scappi” e “Tu Sai” restano dentro e scavano nell’anima.
Il 2011 è appena iniziato ma posso dire con certezza che i ManzOni saranno tra i protagonisti del rock indipendente nelle stagioni a venire.
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2. Confessione
3. Scappi
4. Ho Paura
5. Tu Sai
6. L’Astronave
7. Palloncini Rossi
8. “… E Scrivo
9. I Resti
Ascolta alcude tracce di “Scappi”