Apprezzate Mildlake, Fleet Foxes o Plants And Animals? Siete sognatori o ‘sniffatori’ d’aria fine, salubre, contemplativa che so, conifere, laghetti a specchio, resina fresca, e scoiattoli che possono diventare roditori elettrici del Quebec settentrionale? Indossate un leggero pulloverino e sedetevi su di una sdraio, Rolf Klausener e i The Acorn sapranno soddisfare pienamente questo vostro desiderio recondito.
Due anni or sono con “Glory Hope Mountain”, la band di Ottawa aveva già inondato di respiri profondi boschivi e grazie riflessive di ‘folk americana’ le paradisiache fantasie sceniche ‘Canadian weird’ style e già allora l’intuizione di avere a che fare con una band di gamma “Appalachiana” aveva fatto drizzare le antenne a più d’uno; e detto fatto, il livello è all’altezza delle aspettative e questo “No Ghost” rafforza lo spirito.
La scelta dei suoni, degli arrangiamenti, i silenzi e i crepuscoli, le chitarre che a tratti fanno l’occhiolino all’alt-rock Usa “Crossed Wire”, “Restoration”, “Bobcat”, “Goldwraith”, il peccato di una confessione acustica intima “Almanac”, “On the line”, l’affabulazione interiore “I Made The Law” e la circolarità motoria d’ispirazione bucolica “Misplaced”, “Slippery When Wet”, lasciano intatte tutte quelle sottolineature interpretative che descrivono un mondo che ““ sebbene già ampiamente fotografato dai vari Broken Social Scene, Arcade Fire, Metric e giù di lì ““ sembra ancora da scoprire, da decriptare e respirare a pieni polmoni.
Il quintetto Canadese non fa mistero di esumare vene o riprendere percorsi già presenti sulle mappe logorate del genere, ma è il distinguo di una naturale evoluzione che pulsa nel diametro e dentro il rotondo del disco; un’ispirazione artistica sincera e sintetizzata che gravita intorno ad uno spirito meticciato di chitarre, ballate, violini, distorsori che arrivano da lontano, sostano pochi minuti e scappano nel futuro, non a sfuggire al confronto, solamente per accelerare un percorso vitale e sonico e ““ se si può osare ““ con l’onesta concessione a fronte alta di aver fatto un album cento volte superiore a tanti altri patinati e col medagliere lustro.
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