Al secondo disco Toro Y Moi fa il botto. Il mercato indipendente ha dato spazio e un mercato alle opere più avanguardiste e di contaminazione.
Il 24enne produttore della Carolina del sud ha sguazzato nell’ambient e nella sperimentazione elettro-funk nell’esordio e adesso, più convinto dopo aver osservato il feedback positivo del pubblico a band come Active Child, Delorean e Yeasayer, si è tuffato negli anni 80, decennio dal quale gli under 30 musicisti indie stanno attingendo a piene mani. In pezzi come “New Beat” questa “80Flu” è tollerabile, e in generale per l’ottima qualità del disco non biasimiamo più di tanto questo ragazzo meticcio così terribilmente fashionable.
Affondando attentamente in “Go With You”, terza traccia di “Underneath the Pine”, mi rendo conto di tutti gli elementi disordinati, che gente come Atlas Sound e Discodeine allesticono nei propri lavori, che qui vengono collaudati definitivamente e mettono a segno il colpo.
Nonostante lo scorrere dei minuti il disco rimane sempre caldo, e irrompe “Divina”, un pezzo con un calore degno dei Pink Floyd (sono serio) e missaggio con tocco alla Air, in un impasto che al sapore sembra Hercules & Love Affair.
Si nota l’introduzione di più campionamenti analogici rispetto a Causers of This, che al contrario era molto più digitale e impalpabile.
“Got Blinded” credo sia la traccia migliore, il posto del disco dove il cantato, l’agglomerato di suoni elettronici vintage e il suonato analogico ovattato 70s molto MGMT dell’ultima ora, si abbracciano meglio.
Negli ultimi passaggi l’opera sfiora il petulante nel mimare il surf, ma va bene lo stesso. Anche se tutto scivola sempre di più nello psichedelico, rischiando di diventare oscenamente finto, il disco segna il passaggio di Toro Y Moi ad un sound assestato, lontano dal tremore delle esagerazioni degli esordi. Adesso chiunque potrà dire che il mood generale di un disco è ‘alla Toro Y Moi‘.
Credit Foto: Andrew Paynter