Di Gil Scott-Heron ci sarebbe troppo da scrivere, io ho addirittura intitolato un capitolo della mia tesi di laurea triennale con un suo verso, “The Revolution Will Not Be Televised”, tratto dal suo disco d’esordio “Small Talk at 125th & Lenox” (che per chi non lo sapesse, è l’incrocio fra due strade di Harlem, New York, quartiere storico per la popolazione afroamericana, in cui era situato lo studio di registrazione). Scrittore, poeta e musicista, militante afroamericano, precursore del rap insieme a Last Poets e pietra miliare dello spoken word, la fin troppo sottovalutata arte di recitare poesie sulla musica.
Esploso negli anni ’70 con una miscela di jazz e funk su cui recitava e cantava le sue liriche, caduto in declino musicalmente negli anni ’90 e in una spirale di droga nel primo decennio del 2000, lui che metteva in guardia dai pericoli delle droghe in “Angel Dust”.
Nel 2010, dopo 16 anni di assenza, la XL Recordings ha immesso sul mercato un disco di neanche mezz’ora di musica, cantato da una voce sofferta, quella dell’ormai vecchio Gil, prodotto dal capoccia della label Richard Russell, acustico ed elettronico insieme in un blues postmoderno e minimale.
Sul disco dei The xx sono arrivato con colpevole ritardo, lo ammetto, avendolo ascoltato quasi un anno dopo la sua uscita. Un disco d’esordio che è un gioiellino di musica indie. Se non lo avete mai ascoltato…beh fatelo.
Russell, fan dei The xx ha proposto a Jamie “XX” Smith, producer della band e fan di Gil Scott-Heron, di remixare per intero “I’m New Here”. E a mio avviso, ne viene fuori uno dei dischi più belli dell’anno. Uscito nel febbraio 2011, “We’re New Here” è una serie di remix, più che un progetto di coppia, pensato per chi suona un certo tipo di musica electro-dub.
Impregnando le voci del disco originale di quei bassi dubstep che stanno squassando i club e gli squat londinesi in, accompagnandole da reminescenze trip hop che ci riportano dritti alla Bristol di 20 anni fa senza disdegnare un tocco di soulful house, Jamie XX accarezza tutte le sfumature della musica elettronica, per ricordare ancora una volta come anche con l’ausilio dei soli macchinari si riesca a produrre un disco che sappia esprimere il soul e il blues di una voce profonda, ma soprattutto vissuto, di un monumento della musica politica americana dietro il microfono.
Pochi i pezzi che stonano, forse si poteva far meglio su “Ur Soul And Mine” e “Running”, spiccano “Home”, “NY Is Killing Me” e “I’ll Take Care Of You”, con la saggia scelta di evitare il singolo dell’originale “Me And The Devil”
Acquisto consigliatissimo, sia questo che l’originale. Meglio di così, il signor Scott-Heron non poteva tornare. Bentornato tra noi.