Prima o poi il passato che abbiamo a disposizione finirà . Questa, stando alla quarta di copertina riportata sul sito di Faber & Faber, è la tesi del nuovo libro di Simon Reynolds, significativamente intitolato Retromania. Non faccio molta fatica a immaginare che il libro- in uscita il prossimo 5 luglio- si articolerà  attorno a un unico interrogativo: quanto potremo camparci? Prima o poi, la sconvolgente accumulazione di citazioni e smorfiature e omaggi e tributi di cui siamo tutti ugualmente partecipi non avrà  più materiale di seconda o terza mano a disposizione, ma solo manufatti da cenozoico musicale. Dato che la gara non è a chi dice una cosa nuova meglio ma a chi dice una cosa vecchia in modo più autentico, attendiamo con tranquillità  l’esplosione degli indie-madrigali o delle pastorali elettroniche.

Fatta salva questa precisazione, i Crystal Stilts se ne fregano.
E se ne fregano dal 2003, quando Brad Hargett e J.B Townshend (is that his real name?)- il duo costitutivo della band- si conoscono in una Brooklyn che sarà  anche senza madre, ma che la balia asciutta sa farla benissimo, soprattutto sei hai fianchi stretti, suoni un qualche strumento con aria timida e hai i capelli di Cate Blanchett che fa Bob Dylan.

Va detto, senza mezzi termini, che i Crystal Stilts meritano tutta l’attenzione che è stata loro concessa. Il molto-apprezzato-ovunque “Alight Of The Night” del 2008 è un disco talmente bello che fargli le pulci può essere solo un tic da musicofilo isterico che sbraita I Doors, i Velvet, i cantanti suicidi inglesi, li ho visti per primi!. La folla riproduce un applauso.

Garage, psicosi, tavole da surf e un po’ meno Inghilterra: “In Love With Oblivion” non è bello come “Alight Of The Night” solo perchè non è arrivato per primo.
Questo disco ti fa compagnia dalla stanza accanto (qualcuno passa “Shake The Shackles” mentre sei incastrato al tavolo delle feste a versare alcolici refrattari alla plastica nel bicchiere di qualcuno e gli altri, gli altri si divertono), ti fa dondolare come una casalinga televisiva degli anni Sessanta, ti sotterra e ti ripara nelle caverne. Allora, se non è la prima volta. A chi importa.

Finchè i Crystal Stilts riusciranno a scrivere canzoni come “Love Is A Wave” (una sfacciataggine del 2009) o “Death Is What We Live For” (una sfacciataggine di adesso) che le polemiche restino una prerogativa dei musicofili isterici, o una provocazione buona per Simon Reynolds.
Il passato si esaurirà , prima o poi. Noi, a quel punto, ci annoieremo molto.

In Love With Oblivion
[ Slumberland – 2011 ]
Similar Artist: The Byrds, The Velvet Underground, un cantante inglese morto
Rating:

1. Sycamore Tree
2. Through The Floor
3. Silver Sun
4. Alien Rivers
5. Half A Moon
6. Flying Into The Sun
7. Shake The Shackles
8. Precarious Stair
9. Invisible City
10. Blood Barons
11. Prometheus At Large

Ascolta “Through The Floor”