Chad VanGaalen è un tuttofare, amante della musica in tutte le sue sfaccettature: cantautore, produttore, curatore dei propri video, pittore e costruttore di strumenti. Questo eclettico musicista se ne sta nascosto a Calgary, Canada, e ricompare saltuariamente con un gruppo di nuove canzoni, figlie della sua mente enigmatica. Un mondo privato che si fonde con temi più astratti e universali conditi in salsa folk, rock ed elettronica.
Chad VanGaalen inizia la sua avventura nel 2004 con l’etichetta canadese Flemish Eye, dopo anni di militanza nella distribuzione indipendente di cd. L’anno successivo il cantautore entra a far parte della cerchia di protetti della Sub Pop, rilasciando due album rispettivamente nel 2006 e nel 2008, “Skelliconnection” e “Soft Airplane”. Oltre alla carriera solista, Chad intraprende un progetto collaterale sotto l’alias Black Mold, addentrandosi in musica tra lo strumentale e l’elettronico, produce gli album dei concittadini Women, è illustratore ed animatore (come è possibile ammirare dai video e le copertine dei suoi album).
Nel 2011 l’uscita di “Diaper Island” dimostra un approccio più rock, accostando all’uso del registratore vintage a una chitarra più presente, diminuendo di conseguenza l’uso di quegli orpelli melodici che facevano da colonna portante negli album precedenti. Malinconiche e dirette, le tracce dell’album riflettono nel suono la malinconia dei testi, che balzano da elucubrazioni esistenziali sulla vita e la morte (“Do Not Fear”, “Replace Me”) al conflitto tra controllo e creatività (“Freedom for a Policeman”, “No Panic”, No Heat”). A discapito del tweet-folk più colorato e vibrante ancora ravvisabile in brani come “Can you Believe it?”, l’album assume toni più nostalgici, raggiungendo il picco emotivo in “Sara”, in cui la chitarra accompagna questo inno folk dedicato alla compagna di VanGaalen, sua musa e costante supporto.
“Diaper Island” si presenta come un inaspettato viaggio nel mondo privato del cantautore canadese, in grado di toccare tasti delicati con una liricità potente, accompagnata da un suono che si libera quasi completamente dei disturbi elettronici per regalare una raccolta di brani dall’impianto più intimo e primordiale.
Credit Foto: Marc Rimmer