La terza fatica solista di Joe Lally, bassista di quei Fugazi che si sono presi un indeterminato periodo di pausa lungo ormai quasi dieci anni, suona come una perfetta dichiarazione di indie-pendenza. Amorevole prosecuzione di “From There To Here” (2006) e “Nothing Is Underrated” (2007), “Why Should I Get Used To It” alterna sensibilità cantautoriale a lampi di controllata sperimentazione. Innovativo e mai banale, il disco merita di occupare un posto di riguardo nella produzione del musicista americano.
Rispetto ai lavori precedenti, che si avvalevano della collaborazione di numerosi artisti (Ian MacKaye, Guy Picciotto, Amy Farina (The Warmers, The Evens), Jerry Busher (French Toast), Ben Azzara (Capitol City Dusters), Devin Ocampo (Medications) solo per citarne alcuni), quello pubblicato in aprile segna un netto cambio di direzione. Lally, che canta in tutte le tracce, è accompagnato dal batterista Emanuele Tomasi e dalla chitarrista Elisa Abela, presenze fisse al suo fianco durante tour e concerti in giro per il mondo. Le undici canzoni testimoniano, col loro sound schietto e genuino, l’alto livello d’intesa raggiunto da questi tre instancabili fabbricatori di note.
Le ritmicamente interessanti “What Makes You” e “Nothing To Lose” cedono presto il passo all’inquietante “Revealed in fever” e alla criptica “Philosophy For Insects”, seguite da quel perfetto gioiellino indie rock che è “Fort Campbell, KY”. Costruito attorno a un giro armonico d’imbarazzante semplicità e al concitato battere di mani è il pezzo che più si avvicina alle passate esperienze di Lally. Il breve strumentale “Ken Gar” permette di tirare il fiato prima di tuffarsi nella triade “Why Should I Get Used To It”- “Coral And Starfish”- “Let It Burn” dove si possono apprezzare le ordinate ma intelligenti linee di basso del veterano di Washington DC, attorno a cui Abela e Tomasi sembrano raccogliersi come navi in un porto sicuro prima della tempesta. La chiusura è lasciata alla cupa “Ministry Of The Interior” e alla velatamente polemica “Last Of the Civilized”, incentrata sulle mille perversità della società moderna.
Registrato interamente a Roma, all’insegna di quell’etica do it yourself che Mr Lally ha contribuito a inventare, “Why Should I Get Used To It” conquista con i suoi umori cangianti e la sua creativa, camaleontica, imprevedibilità . I frequenti cambiamenti di stile e un suono diretto, più vicino a quello live, confermano la progressiva maturazione di un artista che sembra aver trovato la propria identità anche fuori dai ristretti confini di una band.