è Ferragosto, fa -giustamente- troppo caldo, quest’anno le ferie durano meno delle vacanze di Natale e ho l’ansia da rientro da prima che iniziassero. Non sono in alcuna località più o meno esotica di villeggiatura, non sto dormendo quanto vorrei e sono arrivata a Brescia dopo che il navigatore ha deciso di farmi fare giri a caso, ma chissenefrega, sorrido ed è tutto meraviglioso: stasera c’è Frank Turner alla festa di Radio Onda d’Urto.
C’è Frank Turner con la sua band, The Sleeping Souls, e questa è una di quelle serate in cui sai già come andranno le cose perchè è come se a suonare per te ci fosse un amico di vecchia data. Felice, sorridente e si diverte come un pazzo, Frank Turner.
Inizia, come è giusto che sia, con “Eulogy”. Dietro di lui un telo con la copertina del suo ultimo album “England Keep My Bones”, davanti a lui il tipico pubblico che si trova a un suo concerto: certo, molto meno numeroso che in UK, ma con lo stesso cuore e la stessa voglia di cantare. Sul palco suonano come se fosse l’ultima volta e cercano di sintetizzare in un’ora e un quarto il meglio di quattro album e tre EP: un’impresa decisamente ardua. Ne esce una scaletta forse opinabile, ma quando un artista riesce a trasmettere tutta la passione alla propria band, facendo in modo che quello che ti investe sia esattamente -citando “I Still Believe”- il suono che ha il potere di costruire un tempio e di raderlo al suolo, allora la mancanza di questa o quella canzone passa in secondo piano. Non dovrei nemmeno stare qui a cercare di descriverlo, dovrebbe essere ovvio che Frank Turner dal vivo sia sempre garanzia di qualità : quello che riesce a fare lui con una semplice chitarra acustica è cosa rara di questi tempi e il fatto che sia supportato da una band così maledettamente precisa e solida è esaltante.
è uno degli artisti più coinvolgenti che possa capitare di avere davanti, tanto che quell’ora e un quarto a disposizione finisce subito tra una “Try This At Home” e una “The Road”, tra l’incredibile bellezza di “I Am Disappeared” e la verità di “Substitute”, tra “I Knew Prufrock Before He Got Famous” che vorresti cantare abbracciandolo e quella “Long Live The Queen” che canti guardando il cielo, con gli occhi lucidi pensando a chi lo avrebbe amato tantissimo, un concerto così. Perchè Frank Turner è uno di noi, è quello che canta a squarciagola e prende delle stecche tanto violente, quanto adorabili. Tornerà prima della fine dell’anno, dice. Andate a vederlo, proverete le stesse emozioni. Andate a vederlo, lo amerete.