Il terzo EP dei marchigiani Soviet Soviet suona cupo post punk che non lascia scendere Madonne nel buio. Nessuna estate. Solo bellissimi echi dannati pervadono un sound di tempi passati che tornano. Perchè il beat ossessivo dell’umana natura rimane lo stesso. Da millenni. Si susseguono le civiltà , ma le principesse continuano a divenire prostitute, e le prostitute sono poi rinnegate dai principi. Le contraddizioni di sempre.
I soliti sarcastici giochi di cui si finisce prigionieri. Dentro sei tracce che però non aggiungono del nuovo all’ondata new wave che da qualche tempo è riproposta ovunque. Restando la fedele compagna per la stanza dove malati di amor fou si combatte la propria intima battaglia infernale. Tra giri di basso l’amore ci strazierà ancora. Ma c’è da chiedersi quale senso abbia questo imitare in maniera imbarazzante la vecchia guardia.
Il paragone con la Firenze o la Manchester degli Ottanta non può reggere. Se non fondendo la citazione con qualcosa di personale, come hanno in parte fatto gli americani The Soft Moon. Non la bravura, ma l’identità , quella che in Italia sono riusciti a conquistare solo alcuni gruppi, è ciò che manca alla formazione pesarese. Un vecchio vinile dei Positive Noise continua a rimanere molto meglio per masturbarsi tra turbe psicanalitiche e meditare l’impiccagione. Tra il caldo e le zanzare. Per l’eternità .