Lincompreso
Voglio essere come te!

Sono anni così, il linguaggio è bistrattato, maltrattato, malato, morto, la punteggiatura non va tanto di moda e abbondano i punti esclamativi. Quelli interrogativi no chè le domande sono ineducate.

Sono pure di gran moda i dischi che parlano degli amori, ma più dei non-amori dei medesimi anni difficili. Capita allora che escano lavori come questo, a firma Lincompreso (vero nome Roberto  Calabrò della crew di “Prodezze Fuori Area”, rispetto), scritto tuttattaccato (a seguire Iosonouncane, unorsominore ecc.), sul quale, oltre ad una delle copertine più brutte degli ultimi dieci anni, campeggia una scritta enorme, a caratteri cubitali: “ironia”.

Già  perchè il nostro ci avvisa preventivamente che lui è ironico, arguto, dotto, sciupafemmine e libertino. Ciò che sento è un disco banale sia per quanto riguarda le scelte musicali (con quella ritmica che non cambia mai ma sovrasta tutto) e pure nei testi che non hanno proprio nulla di incompensibile (se non la pronuncia delle toniche), anzi tutto è assolutamente chiaro al limite del noioso. “La verità ” è che non c’è l’autorevolezza che lo renda cantautorale ma nemmeno il tocco naif per poterlo dire stralunato. Insomma un disco che non è nè carne nè pesce, vecchio già  al secondo ascolto. “Il mistero” è che a qualcuno potrà  piacere e soprattutto il perchè resterà  tale ai miei occhi. Chi lo paragona a Dente non rende giustizia al lavoro, che piaccia o meno, del fidentino.