Nuova pubblicazione invernale per il trio gothic-pop di Brighton, già segnalato a inizio 2011 per il buon “Violet Cries”, che va a posizionarsi insieme a Zola Jesus, ai Cat’s Eyes di Faris Badwan e a pochi altri tra gli apici del recente revival dark synth-wave. Sempre su questo sentiero si posizionano gli Esben, oltrepassando i grossi difetti che contraddistinguevano il disco d’esordio.
Nel primo LP si registravano infatti un paio d’episodi dove la lentezza e l’incedere funereo, per quanto conformi all’atmosfera suggerita dall’intero concept, poco aggiungevano al lavoro completo, finendo per ammorbare l’ascoltatore senza lasciar niente. Storia diversa in “Hexagons”, forse grazie alla brevità del lavoro, forse per un’effettiva comprensione da parte del gruppo di quale fosse il vero potenziale dell’esordio. Sta di fatto che nel nuovo EP la contrazione dei tempi morti, senza nulla togliere alla drammaticità e alle atmosfere eteree marchio di fabbrica del trio, va a confezionare un’ottima riflessione su come possa evolversi nel 2012 l’ondata witch degli ultimi due anni.
Le progressioni dark-ambient e la strumentazione classica ben riverberata di “The Fall”, brano d’apertura che prefigura sin dall’inizio i piccoli cambiamenti effettuati, muoiono in una nuvola drone da cui emerge “The Flight”, momento tra i più alti della carriera degli Esben, compromesso tra il pop più ispirato e il linguaggio dark dei tre giovani inglesi. “The Surge” si mantiene sui soliti standard riverbero + percussioni industrial + vocalizzi spiritati offrendo inoltre una buona coda al piano che prosegue nella successiva “The Still” fino ad evolversi negli spasmi sintetici che scandivano l’inizio del precendente brano, chiudendo un ciclo. Il mandolino e i glitch di “The Cast” e la conclusiva dimensione dark-ambient di “The Thaw” concludono un EP degno di nota, che fa ben sperare per la prossima uscita discografica del prolifico trio britannico.