Il ritorno dopo due anni a Roma e al Circolo degli Artisti dei God is an Astronaut alla fine è stato atteso da molti appassionati di musica post-rock ed non solo.
A distanza di poco meno di 2 anni, il gruppo irlandese arriva nella capitale con un componente in più, il tastierista Jamie Dean, ad arricchire la presenza sul palco. Sembra essere un innesto di poco conto, visto che le tastiere sono già presenti nella band, suonate tra l’altro da tutti e tre gli elementi. Ed invece questo dettaglio fa capire come nel corso di questi anni i God Is an Astronaut siano cresciuti ulteriormente, sopratutto nelle loro performance dal vivo.
Dopo l’annuncio in giornata del sold-out, in molti si sono spostati in zona Casilina, alla ricerca di qualche biglietto o magari con la speranza di poter trovare qualcosa davanti al botteghino. Difatti fuori dal Circolo c’è un’enorme massa di persone, venute apposta qui per vedere suonare la post-rock band. Dentro la sala già in molti si sono posizionati nei posti migliori e l’attesa è grandissima. Tra l’altro dopo la dèfaillance dei Tides From Nebula, l’intera attenzione è rivolta solo per i GiaA.Il brusio del pubblico, qualche fischio di impazienza in una sala stracolma, ed ecco allo scoccare delle 22 e 30 l’arrivo sul palco della band: Lloyd Hanney alla batteria, Niels Kinsella al basso, Torsten Kinsella alla chitarra/voce e il nuovo membro della band dal 2011, Jamie Dean alle tastiere. Sullo sfondo lo schermo proietta immagini varie di vulcani in eruzione, visioni spaziali e spezzoni di vecchi film di fantascienza. Sembra il mondo visto dagli occhi di un’astronauta e la musica GiaA è perfetta per questo genere di viaggio che ci attende.
La setlist ripercorre i dieci anni della band, dall’esordio discografico “The End of Beginning” , all’ultimo disco pubblicato proprio nel 2010 “Age of Fifth Sun”. 10 anni che verranno festeggiati con un tour che toccherà la principali città europee.
Si parte con due brani dal bellissimo disco “All is Violent, All is Bright”, con il tappeto iniziale di tastiere di “When Everything Dies” e con l’acclamatissima ed applauditissima “Fragile”. Presentata dallo stesso Torsten, arriva poi il turno di “From Dust To The Beyond”, brano inserito nel primo album. Ed anche qui i 4 irlandesi sembrano giocare sulle atmosfere, tra luci, arpeggi di chitarre ed una tastiera quasi sempre in primo piano.
Si infuoca l’ambiente con l’assolo di chitarra che preannuncia l’arrivo di “Age Of Fifth Sun”, con una grande partecipazione del pubblico ed una versione live che arricchisce ancor più il pezzo.
“Remember Day” porta la quiete tra i presenti, eccetto nel suo finale, che definirei travolgente. Anche “Shadows” viene eseguita magistralmente dal vivo, sostenuta da una ritmica energica e vibrante, come succede anche con la successiva “Worlds Of Collision”.
Con “Zodiac” c’è una grande partecipazione del pubblico, in una versione che prende forza giro dopo giro. Si sente che i ragazzi sono in stato di forma, ed in tutto il concerto si muovono forsennatamente.
Il tempo di un riposo collettivo avviene con la malinconica e trascinante “Snowfall”. Torsten Kinsella contento della serata elettrica che si sta svolgendo al Circolo, dedica ai presenti “Suicide by Star”, in un’atmosfera di luci colorate, fumi, suoni ipnotici ed un ritmo pulsante
La tastiera da l’inizio ad una versione applauditissima di “Forever Lost”, probabilmente uno dei brani più amati del repertorio dei GiaA. Una versione dal vivo emozionante, capace di catapultarti nell’immaginario di un viaggio spaziale. Ed i presenti apprezzano come non mai. Mentre “Route 666” vuole chiudere la serata, attraverso una versione catartica del pezzo, con una band sempre più affiatata con i presenti in sala.
I bis si fanno attendere dopo un paio di minuti, con il gran finale affidato a 2 brani stupendi del loro secondo disco. Il primo, “All is Violent, All is Bright”, provoca un’ondata di brividi generale. Mentre con la conclusiva “Fire Flies and Empty Skies” si vive (probabilmente) il momento più esaltante di tutta la serata.
Le luci si accendono ed un applauso generale e generoso ringrazia la band, che stringe mani al pubblico sotto il palco, salutando nel modo più umile tutti i presenti. I ragazzi poi escono dal palco, pronti per partire per il prossimo viaggio spaziale verso una dimensione (musicale) che loro conoscono troppo bene.