è complicato l’universo di Julia Holter. Lei è californiana, eppure la sua musica ricorda i vicoli innevati e gelidi dell’est Europa. Il respiro di un giradischi filtrato dalle mura di un vecchio palazzo. La pioggia battente sui vetri umidi di una finestra. Le suggestioni, però, sono pericolose. A ventisette anni e al secondo album (il primo, “Tragedy“, uscito appena lo scorso anno) a Julia Holter non riesce difficile essere allo stesso tempo colta e seducente.

Colta perchè dietro le dieci tracce di “Ekstasis” si nascondono, pericolosi, fantasmi neoclassici e world music. Seducente perchè tutto questo non è un modo snob e tracotante di mostrarsi al mondo, bensì il pretesto per partorire dieci brani pop di un’eleganza sconcertante. Che sia “Moni Mon Amie”, allora, l’esempio illuminante. O ancora l’electro-pop di “In The Same Room”. C’è solo da scegliere. L’universo vaporoso ed estatico di “Ekstasis” non si camuffa dietro formule e nozioni ma esplode spiritualità  e suggestioni fuori dal tempo senza pedanteria. Rievoca Nico ed i suoi vocalizzi (“Marienbad”) riuscendo, pure, a non compromettersi. Diventa melodia liquida e sognante nell’ambient di “Boy In The Moon”.

A Julia Holter il talento non manca. Ascoltare tutt’intero “Ekstasis” vuol dire lasciarsi andare e cancellarsi perchè altrimenti rischia di diventare tutto più complicato. Così come abbiamo amato il pop viscerale di Joanna Newsom possiamo lasciarci persuadere, senza particolari congetture, da quello della giovane californiana. Pop raffinato e mai raffazzonato. è complicato l’universo di Julia Holter, allora, ma entrarci può significare non poterne fare a meno. Promesso.