Phoebe Kreutz è una delle rappresentanti femminili della scena antifolk, che vede nel Sidewalk Cafè dell’East Village di New York, dove un giovane Beck si esibiva agli esordi, la sua capitale mondiale. I testi di Phoebe,   comici, cinici e arguti, cantati su   melodie folk tenui e delicate imbrattate da una secchiata di punk-rock,   sotto sotto   nascondono la tragicità  dei nostri tempi. La songwriter dal nome Jane Austeniano ha terminato da qualche tempo il tour italiano accompagnata dal polistrumentista Matt Colbourn. Il suo ultimo album, disponibile su Bandcamp, si intitola “The Age of Reasonableness”.

Phoebe, iniziamo subito dalla copertina. Spiegheresti ai lettori il suo significato?
L’album si chiama “The Age of Reasoableness”, c’è qualcosa nella Bibbia in cui si dice che “il leone e l’agnello giaceranno assieme“.Credo sia una metafora della fine del mondo, anche se ho sempre pensato: “Oh! Sarebbe figo”. Mio padre ha dipinto l’immagine della cover, parlavo spesso con lui di come potesse essere “l’età  della ragionevolezza”, e abbiamo pensato il leone e l’agnello a letto, mentre fumavano una sigaretta dopo aver fatto sesso. Eravamo preoccupati che l’agnello potesse sembrare troppo giovane rispetto al leone, ma alla fine abbiamo pensato che andasse bene! (ride).

Ho notato che il tuo ultimo album è un po’ più triste rispetto al precedente”….
Sì”… sicuramente molto più del primo. Ogni disco corrisponde a certi momenti della mia vita. “Big Lousy Moon”, ad esempio, risale ad un periodo in cui ho conosciuto delle persone meravigliose, con le quali andavo in giro, “Bemusement Park” è relativo ad un periodo in cui avevo il cuore spezzato. Adesso sono felicemente innamorata, ma sempre preoccupata per il mondo, per la direzione che sta prendendo. Insomma, sono più preoccupata per il pianeta e molto meno per me, per la ricerca di un appuntamento! (ride).

La prima canzone del disco però parla di una relazione su cui mettere una pietra sopra, che crea dolore”…
“Drunk Dial” in effetti è una canzone che ho scritto molto tempo fa e che non avevo ancora registrato. Sibsi, il mio tour manager, mi disse che era necessario un nuovo album perchè potessi andare in tour. Abbiamo avuto dei tempi strettissimi, solo un mese di tempo per registrarlo e tutto, e così è entrato nella tracklist.

Una mia curiosità . Ho visto molti video dei tuoi live su Youtube, e ho notato che il pubblico reagisce ai testi delle tue canzoni ridendo, dal momento che nei tuoi show c’è una buona componente comica, in pratica sul palco sei anche una commediante. Quando ad esempio suoni in Italia, consapevole del fatto che non tutti magari conoscono l’inglese”… Qual è la tua sensazione quando sai che presumibilmente il pubblico dovrebbe ridere ad una tua frase e invece rimane impassibile?
In un certo senso, può accadere ovunque. Non sai mai cosa ti aspetta, sono molto fortunata quando la gente ride, altre volte invece trovo persone di pessimo umore, o che mi guardano con aria snob, cose del genere. Alla fine in Italia è una scusa che prendo con me stessa e mi dico: “Ah va bene, il pubblico non mi capisce”. Alcuni miei testi sono difficili anche per chi è di madrelingua, perchè le parole scorrono molto velocemente. Sono stata in Spagna qualche tempo fa per la prima volta, ed ho trovato la stessa situazione che mi esponi tu”… Forse cinque anni fa la situazione mi avrebbe dato fastidio,   ma ora come ora non la prendo troppo sul personale!

La tua canzone-siparietto “Lukulele Perry” mi ha fatto sorridere. L’hai davvero incontrato?
Sì!

In America c’è una continua presa per i fondelli nei suoi confronti. Ad esempio, mi viene in mente quell’episodio dei Griffin”…  Un po’ come gli Hanson. Ma mi spieghi il perchè?
Non lo so, davvero, e non intendevo prenderlo in giro con questa canzone! Di persona è davvero delizioso, ero emozionatissima di incontrarlo! Forse è perchè in Beverly Hills 90210 Luke Perry era “quello cool”, e in America solitamente questo tipo di personaggio da soap opera per teenagers viene preso in giro. Era un buon attore, mi sarebbe piaciuto vederlo in altri film”…

Ma ne ha fatti?
Sì, un paio di “rodeo movies” che nessuno si è filato”… Mi piacerebbe anche vederlo almeno in qualche videoclip. Lo chiamerò io! (ride)

Qualcuno ha detto che usare il passato in un film, una poesia o una canzone come fine a sè stesso non ha granchè senso. Lo si dovrebbe più che altro sfruttare per parlare del presente. In molte delle tue canzoni citi figure del passato come la regina Elisabetta I o Thomas Jefferson, oppure personaggi dei romanzi come Anna Karenina, e adesso nel tuo ultimo album anche il Dr. Frankenstein”…
Sì,   a proposito di Frankenstein, nel romanzo viene creato qualcosa, e non è per una giusta causa, quella creatura uccide le persone: è una metafora che rappresenta gran parte della scienza e della tecnologia moderna. Mary Shelley non ne sarà  stata consapevole, ma è proprio quello che sta succedendo adesso, si va avanti, sempre più avanti e non sai mai cosa ti riserva il futuro”…

E la cosa terribile è che ciò che potrebbe essere positivo, come una qualsiasi scoperta scientifica, alla fine viene usato nel modo peggiore”…
Credo che sia la natura umana. Non mi piace molto la tecnologia, mi piacciono le cose antiche, mi sento più a mio agio pensando al passato. Alcuni lati del progresso mi rendono scettica, ogni tanto penso: “Stanno distruggendo quanto di bello c’è in questa terra!”. Ma devo ricordare che se sto male, al giorno d’oggi posso prendere la penicillina”…

Quest’ultima sembra una citazione da “Midnight in Paris” di Allen!
Oh mio Dio. Amo quel film!

Non ricordo se fosse proprio la penicillina, forse un anestetico locale”…
Penso sempre a quel film, è come se fosse stato fatto per me. Sarebbe divertente vivere negli anni Venti, anche se pensandoci, per una donna c’erano altre preoccupazioni, tuttavia mi chiedo sempre: “Ma perchè non si può tornare indietro nel tempo?”

Un’ultima domanda, a proposito di anestetici”… Cosa ne pensi di Lana del Rey?
(Ride) Guarda, mi sono persa tutto il fenomeno dall’inizio, ho soltanto visto quella sua performance  disastrosa al Saturday Night Live e mi sono chiesta: “Ma chi è questa persona ridicola alla TV?”.   In seguito ho visto un paio di video su internet per capire di cosa si trattasse. Posso dire che ha una bella voce”… che le auguro ogni bene”… (ride). E’ interessante il fatto che sia diventata famosa senza avere un contratto discografico, ma al contempo non lo è perchè è incredibilmente ricca. Alla fine è l’ennesima Rebecca Black, gente il cui padre compra la celebrità “…

E i primi tempi la presentavano pure come la “next big thing” dell’indie”…
Esatto! Indie non significa più ciò che significava un tempo: prima era viaggiare ammassati in un furgoncino, registrare i propri pezzi su cassetta, essere poveri e sventurati, adesso pare significhi avere un padre che ti compra un videoclip”…