Dicono di credere ai fantasmi gli Æeges (Kemble Walters, già anima dei The Rise e al fianco di Juliette Lewis nella sua incarnazione con i The Licks, chitarra e voce; Mark Holcomb degli Shift all’altra chitarra; Tony Baumeister dei Cutthroats 9 al basso; Larry Herweg dei Pelican alla batteria) e ascoltando il loro pauroso esordio “The Bridge” viene da dargli ragione. La copertina, con quella strada coperta da romantici petali di rosa, non deve trarre in inganno: questi quattro picchiano duro, dicono ciò che vogliono, prendere o lasciare.
Fin dalle prime note di “Wrong” i paragoni che vengono in mente sono tanti: i tedesconi Circle Of Grin, degli Anti Flag molto meno politicizzati, i Deftones (Holcomb non esita un attimo a citare “White Pony” tra le sue muse ispiratrici) o, per restare in ambito italico nazionale, i primi Linea 77. Urlatori ma con stile insomma, senza alcun timore di sovraffaticare, sacrificare e straziare le corde vocali per comunicare tutta la violenza delle proprie emozioni. Pezzi che costruiscono un ponte solido e sicuro tra l’emo core e lo screamo (“Doesn’t Feel The Same”, “The Bridge”, “Roaches”) e farebbero la gioia di ogni headbanger, si alternano a canzoni dal suono sempre hard ma che flirtano con l’incedere ipnotico del rock (“My Medicine”, “Southern Comfort”, “Sent From Heaven (Rest In Dirt)”, “The Words We Say”, “Fade Out”) con qualche rara concessione alla melodia (“I Believe In Ghosts”).
Ulteriore evoluzione delle radici hardcore più dure e pure gli Aeges, nulla di originale ma con sufficiente personalità per non lasciarsi ingabbiare da un brand così scomodo, usato e abusato. Ultimi arrivati in casa Mylene Sheath, hanno tutta l’aria di poter conquistare un posto al sole nel già folto rooster di band dal suono potente e senza smancerie dell’etichetta di Athens.