C’è del lisergico in Veneto. Nella più grigia provincia italiana, dove si staglia imponente e ottuso il sole delle Alpi che non scalda un fico ma ottunde molti cervelli, battono dei cuori romantici e affatto intaccati dal tempo e la musica che passa. Si può parlare di una vera e propria scena capitanata dai più esperti Jennifer Gentle e Father Murphy, che trova compiutezza in questo secondo lavoro degli Slumberwood dove infatti Marco Fasolo è produttore e nume tutelare, mentre il Reverendo Murphy presta voce e cervice a più di un singolo pezzo.
Le Anguane sono esseri mitologici alpini, simili alle ma meno fortunate delle ninfe che abbiamo conosciuto sui banchi di scuola, perchè insomma Roma capitale fagocita lo Stivale da qualche millennio ma non è questo luogo di rivalsa territoriale e poetico. Tanto è vero che di epicoclassico c’è ben poco nel disco, e pure di mitteleuropeo. I riferimenti degli Slumberwood vanno tutti ricercati Oltremanica, in quel periodo psichedelico tra fine Sessanta e inizio Settanta con lo spettro di Syd Barrett a vegliare su tutto. Se a questo uniamo qualche chitarra shoegaze e atmosfere vagamente cinematiche (fin troppo scontato dire David Lynch ma tant’è) abbiamo una visione d’insieme piuttosto soddisfacente ma che certo non ci presenta un quadro di grande freschezza e originalità .
Eppure basta una “Everything is smiling” con quel banjo e la voce cantilenante immersi in venti harmonici per provare la sensazione di stare su una spiaggia di Venere per poi venire travolti dai flutti di “Sargasso Sea” e dal suo meraviglioso suono di basso. Insomma se i dischi di genere vi annoiano questa non è roba che faccia per voi però se vi capitasse di voler provare il consiglio è di ascoltare “Anguane” poco prima di dormire in una notte boccheggiante (da qui ad ottobre ce ne saranno): i brutti sogni non vi saranno mai sembrati così belli.