I NOFX sono senz’alcun dubbio dei sopravvissuti del punk, longevi come pochi. Più forti di anni di bisbocce, deliri alcolici passati e presenti, tour infiniti in posti probabili e improbabili (chi altro oserebbe scatenare un bel po’ di anarchia punk in Israele e perfino in Cina?) largamente documentati a suon di DVD. Chi l’avrebbe mai detto, che dopo trent’anni di onorata e sudata carriera sarebbero stati ancora in pista, a macinar chilometri scrivendo canzoni a ritmo sfrenato, incuranti delle mode e di chi dice che il punk è solo roba da ragazzini.
“Self Entitled” aggiunge un nuovo capitolo a una lunga storia, mantenendo invariati i fondamentali: assalti sonori che è impossibile ascoltare stando seduti (la divertente e scorrettissima “72 Hookers”, “Cell Out”, “Xmas Has Been X’ed” con lo spirito vigile dei Ramones sulla spalla e tra le corde), quadretti politici vintage (“Ronnie & Mags”), un po’ di critica sociale, che non guasta mai, con “My Sicophant Others” e una “Secret Society” che ricorda i Bad Religion. Sono cresciuti, questi quattro lestofanti, ormai quasi tutti stabilmente impegnati o padri, e non parlano più solo di donne e bevute. Mica diventeranno degli “adult punk” anche loro? Sentendo canzoni come “She Didn’t Lose Her Baby”, “Down With The Ship” e la già citata “My Sicophant Others” il dubbio viene”… ma dura poco, presto spazzato via da una “This Machine Is 4” tutta da cantare e saltellare e da “I, Fatty”, dove fa capolino uno dei mille alter ego di Fat Mike in piena crisi adolescenziale. Però qualcosa è cambiato, inutile negarlo. “I’ve Got One Jealous Again, Again” cerca di affrontare con ironia le mille difficoltà di una separazione piuttosto complicata, con tanto di agitatissima divisione dei beni (I’ve got the record player but I didn’t get the house) e “I Believe In Goddess” è una dichiarazione d’intenti che non pretende di insegnare nulla a nessuno, ma chiarisce bene due o tre cose piuttosto importanti sul Mike-pensiero (I don’t believe in destiny but i can feel luck / I don’t believe in people that don’t give a fuck).
Qualcosa è cambiato, dicevamo. Contrariamente a prima, il giradischi da solo non basta più per sopravvivere (e neppure l’I Pod). I giorni delle ragazzate fatte a cuor leggero e al diavolo le conseguenze sembrano irrimediabilmente finiti, anche per degli eterni Peter Pan come i NOFX. Ma se il modo che hanno scelto per maturare è trascinante come questo disco, non c’è di che lamentarsi.