Beyoncè aveva detto: sono stanca di essere sexy. Poi arriva una band brasiliana e trasforma il lamento della cheerleader del liceo (a noi tutti sembrava questo) nel suo nome: il proposito dei Cansei der ser sexy per il 2006 è riuscire a far sentire anche noi il peso dell’essere tremendamente sexy, con tutta l’ironia che viene dall’essere troppo desiderati; e non ci fanno mancare neanche il re e la reginetta del ballo: Lovefoxx (CSS) e Simon Taylor-Davis (Klaxons) fanno l’amore ascoltando i Death from Above e NME ha qualcosa con cui convincerci che glowsticks e magliette fluo sono qui per rimanere.
Beyoncè non hai mai smesso di essere sexy, loro sì.
Till things fall apart | It’s just a matter of time |No matter how you try to hold it (“Till things fall apart”): la capacità di andarsene prima che sia troppo tardi è una di quelle qualità da non sottovalutare; riconoscere la fine, recuperare le forze per un’uscita di scena dignitosa, prima di trovarsi a comporre colonne sonore per i videgiochi, è desiderabile. Marina Vello lascia i Bonde do Rolઠgià nel 2008, mentre Adriano Cintra impiega ancora tre anni a capire che l’intero universo delle tutine fluorescenti è diventato superfluo (sia i Bonde do Rolઠche i CSS sono ancora inspiegabilmente in circolazione, resistono all’evidenza e i CSS si trovano pure in Fifa12).
è solo quest’anno che concludono il loro primo lavoro insieme, Madrid. è sempre interessante guardare come certe carriere ricomincino partendo da presupposti e immaginari totalmente diversi dai precedenti: si prendono i suoni precedenti e si gettano nelle fiamme, come le fotografie di una storia finita male ““ è il senso di liberazione che dà un taglio di capelli nuovo e inopportuno. Adriano e Marina si conoscono dal 2006 e decidono di dimenticarsi come erano vestiti quando si sono incontrati per la prima volta; dismettono un intero mondo ormai esteticamente irrilevante, per adottare un linguaggio nuovo: via i glowsticks, dentro vecchi merletti, lupi e le luci precise di un teatro di posa, o anche cigarette burns, bug bites and dirt (“Siblings”).
è una conversione che piace, ma che forse non interessa più di tanto: non c’è nessun valore nel cambiamento in sè, comunque non al punto di porre rimedio a un disco poi tutto sommato poco rilevante.
Le premesse sono però buone: “Sad songs” e “Siblings” meritano l’ascolto del disco, la voce di Marina sembra quella di una donna che ha visto molto e che non rimpiange niente, nè le ferite, nè i peccati ““ è malinconica e cinematografica: eppure si ha l’impressione di un’atmosfera artefatta, quasi stucchevole, come di una ragazza che gioca a fare la femme fatale con vestiti che non le appartengono, che racconta storie inventate su every boy I’ve loved, every man I left sleeping in a motel bed. Flirta con momenti alla Fiona Apple, ma da “Bride dress in a frame” in poi i due sembrano aver preso a piene mani da gruppi come i Dark Dark Dark (tra l’altro in uscita in questo periodo), per poi virare verso una sorta di versione allegra e seducente dei Mazzy Star da “Home” in poi: insomma, si passa più tempo a capire cosa ci ricorda questo disco che a ascoltarlo sul serio.
Il punto è questo, e ci torno sopra, i capelli dai tagli inopportuni hanno bisogno di carattere per essere portati, le adozioni di immaginari non convincono se non sono disinvolte, non è questione di essere autentici, di quello non importa a nessuno; è questione di essere a proprio agio. Anche se canti solo di incubi terribili nelle vasche da bagno (“Your hand”) o di cuori spezzati, il rischio di essere cheesy e melensi è vicino. E i Madrid si concedono un po’ troppa indulgenza, questa volta.
2. Sibilings
3. I’Ve Been Around
4. Poison
6. Bride Dress In A Frame
6. Home
9. Free Fall
Ascolta “Madrid”