Leggi le note stampa, a partir dall’autore, e ti assale il dubbio: Luca Morino era il cantante dei Mau Mau, gran gruppo degli anni novanta, tra i primi e massimi esponenti di quel meticciato sonoro che ancora colpisce giovani comunisti già vecchi e varie località sull’appennino tosco-romagnolo. Dunque, al di fuori delle riunioni ANPI e delle feste sui monti forlivesi, a chi può mai interessare il ritorno sulle scene musicali italiane del torinese Luca Morino (la cui prima e ultima avventura in solista era passata inosservata già nel 2004, nonostante ottimi spunti)? Può sembrar cattiveria la mia, ma è solo onestà . Ed infatti il nuovo progetto di Luca io l’ho ascoltato: MorinoMigrante (accompagnato dal Combo Luminoso)nasce innanzitutto come tour che fonde a varie musiche dal mondo le tematiche dell’immigrazione e soltanto ora, dopo due anni di rodaggio live, approda su cd con tredici tracce. L’apertura è affidata alla cumbia ligure di “Santa Maria del Deserto” e, sinceramente, i peggiori pregiudizi tornano prepotenti: liriche terzomondiste e sinistroidi su un tappeto musicale che aggiunge agli elementi latini un inutile quanto ripetuto scratch. Non risolleva l’impressione di banalità anacronistica la successiva “Ballata per Mira” e tantomeno la lunga ballata “Cicale in Orbita”, vero manifesto dell’album tra canne e birre moretti, amarezza e orgoglio, critica sociale e facilonerie assortite (“la giovane rumena che si paga da studiare lavorando sulle tangenziali emiliane”).
Il singolo “Rumble In the Jungle” (rifacimento della nota “In Zaire” di Johnny Wakelin) è forse il momento più alto del disco: con una carica degna dell’originale, un’ottima rilettura del testo e del mito di Muhammad Ali e due strofe aggiunte che ben raccontano la primavera araba e le fughe disperate dal nord-Africa.
Il viaggio continua con le incursioni nei suoni iberici di “La Salvezza” e As-Dis” (bello il flamenco della prima e decisamente simpatico il futuro immaginato nella seconda, con il testo interamente in dialetto piemontese).
Un immaginario quasi steam-punk ritorno in “Scartaciuk”, mentre “Sebastien” (col featuring di Emiliano dei Linea77) mostra interessanti linee funk-dub e la conclusiva “Lost in Fondovalle” omaggia sapientemente Morricone.
Un disco altalenante dunque, in cui manca certamente un occhio attento alla contemporaneità sonica (per dire, Mark Stewart nel 1983 era più avanti), ma ben suonato: le buone intuizioni però naufragano tra letture politiche semplicistiche e stanchi clichè.
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2. Ballata per Mira
3. Cicale in Orbita
4. Fino all’Ultima Spiaggia
5. Rumble in The Jungle
6. La Salvezza
7. As-Dis
8. Campi di Battaglia
9. Il Ferro si Avvicina
10. Scartaciuk
11. Vajassa
12. Sebastien
13. Lost in Fondovalle