Salvo casi particolari abbiamo deciso di evitare i finali di serie (ma non di stagione) e i momenti ad alto rischio spoiler (andateci comunque cauti!). Questa è la prima puntata di un ciclo dedicato all’uso di music pop nelle serie Tv, alcune delle quali (Romanzo Criminale, Scrubs, Mad Men) ricorreranno più volte per forza di cose. Grey’s Anatomy invece l’abbiamo evitata perchè meriterebbe un discorso (e una critica) a parte. Buona lettura.

TWIN PEAKS (s02 e14)

Julee Cruise – The World Spins [1989]

Forse è scorretto iniziare una carrellata sul rapporto tra musica e serie televisive con Twin Peaks, che è stato il telefilm più cinematografico di tutti (non tanto per il dispiegamento di mezzi scenici quanto per il linguaggio). La scena di riferimento rientra di diritto nella storia del piccolo schermo e coinvolge vari personaggi del thriller/drama sulla morte di Laura Palmer.

è sufficiente che il barista dica I’m so sorry per innescare un senso di devastazione capace di sopravvivere ventidue anni, abbracciando il detective Cooper, la signora Ceppo e l’altalenante Donna, le cui lacrime sullo sfondo del pezzo à  la Cocteau Twins di Julee Cruise bastano a evocare scenari sinistri anche a mistero svelato. Riportandoci a quei passaggi lirici e funambolici sempre sul filo dell’azzardo che tanto ci hanno tormentato all’epoca di Bob e dei nani; un azzardo che nelle serie contemporanee ci manca un po’.

Forse è per questo che è giusto partire da qui (no J.J Abrams, quello che fai tu non vale).

THE NEWSROOM (I’ll Try To Fix You – s01 e04)

Coldplay – Fix You [2005]

Il telegiornale News Night deve riguadagnarsi una credibilità  nell’epoca dei tabloid e degli scandali. Il problema? Ogni volta che si punta sulla qualità , il grande nemico, l’indice d’ascolto, si fa sentire. Quando avviene l’attentato alla deputata democratica Gabriel Giffords, tutti i notiziari americani fanno la corsa a chi arriva primo a dichiararne la morte.

Come se si potesse sciacallare sulle persone. A doctor pronounces her dead. Not the news dice Don, mentre il crescendo strumentale dei Coldplay continua imperterrito. Una redazione che sta ancora cercando di capirsi e di conoscersi mette da parte i piccoli problemi personali in virtù del bene comune: trovare i fatti per non rovinare tutto. Lezione di educazione civica. Lezione di professionismo. Lezione di retorica. Con i Coldplay in sottofondo. I Coldplay paraculissimi del terzo disco, in sottofondo.

ROMANZO CRIMINALE (s01 e07)

Franco Califano – Tutto il resto è noia [1976]

è consuetudine in Italia utilizzare sempre le stesse canzoni per il cinema, pescando dal rock classico degli anni sessanta e settanta a prescindere dal periodo o contesto in cui il film è ambientato (uno dei pochi a distinguiersi è stato Paolo Sorrentino che ne “Le Conseguenze Dell’Amore” ha scelto addirittura Lali Puna e Boards of Canada).

Un discorso diverso si può fare per l’uso di certi brani di pop italiano oramai entrati nella memoria collettiva; un uso intelligente, spesso ironico e disilluso, di canzoni anthemiche che sottolineano l’importanza del momento commentato (due esempi: “Insieme A Te Non Ci Sto Più” per “Arrivederci Amore Ciao” di Michele Soavi, “I Migliori Anni Della Nostra Vita” ne “Il Divo” di Sorrentino). Questa tecnica è stata ripresa e perfezionata nel miglior prodotto televisivo mai realizzato in italia: Romanzo Criminale.

Nel settimo episodio della prima stagione i membri Banda assurgono al ruolo di capi di Roma: si scopre dov’è nascosto il boss soprannominato il Terribile e, mentre il Libanese rimane alle nozze di Scrocchiazeppi per garantirsi un alibi, il Freddo e Bufalo vanno a giustiziarlo. Nel mentre, alla festa si esibisce un giovane Califano e le note della sua “Tutto Il Resto è Noia” si spostano dal ricevimento alla sparatoria: il buio del bunker, il rimbombo dei proiettili, la professionalità  del Freddo, lo sguardo incattivito del Libanese e la voce del Califfo sono le facce di una Roma arricchita e inquietante, in cui le distanze tra bel mondo e malavita sono terribilmente azzerate.

GAME OF THRONES (Blackwater – s02 e09)

The National – The Rains of Castamere [2012]

Sangue, sopra tanta neve. Game of Thrones rivitalizza un immaginario -quello medievale- finora quasi sempre relegato a una dimensione fantasy-adolescenziale. Il pragmatismo politico, le morti cruente o le frequenti scene di sesso ci presentano uno scenario tutt’altro che surreale, il livello di eroismo ed epicità  rimane comunque altissimo ed è impossibile alla fine non fare il tifo per un singolo personaggio o per un’intera casata aspirante al Trono.

Ne è dimostrazione la magniloquente battaglia di Blackwater, con cui si conclude la seconda stagione. Messo alle strette da Stannis Baratheon, il vecchio Tywin Lannister si scomoda e si riprende il suo regno. We have won: la battaglia è finita (ma non la guerra) e noi possiamo finalmente rilassarci dopo un’ora di tensione. La voce grave di Matt Berninger suggella il tutto nei titoli di coda. Sublime.

BREAKING BAD (Full Measure – s03 e13)

Quartetto Cetra – Crapa Pelada [1945]

La musica deve sorprendere, così come la tv. Soprattutto se si mettono insieme. Breaking Bad è una serie difficile da descrivere in poche battute; scritta, diretta e interpretata magistralmente in un crescendo continuo di situazioni, evoluzioni dei personaggi e carichi di alta tensione.

Paesaggi lividi accompagnano le vicende di Walter White, professore di chimica che decide di dare un futuro alla propria famiglia cucinando metanfetamine dopo che gli è stato diagnosticato un cancro maligno. Una colonna sonora non particolarmente sopra le righe, ma quando Gale nel finale della terza stagione si mette a cantare un vecchio jazz del Quartetto Cetra si sobbalza dalla sedia, si resta a bocca aperta, eccitati dalla forza dirompente di un brano che ha quasi settant’anni. E quando la scena si chiude con un proiettile ci ricordiamo perchè amiamo così tanto questa serie.

Breaking Bad – 3×13 Full Measure – Gale sing Crapa Pelada from Dexter88 on Vimeo.

SCRUBS (My Porcelian God – s03xe13)

Counting Crows – A Murder Of One [1993]

C’è sempre qualcosa di agrodolce tra le mille risate di Scrubs, forse la prima serie tv che ci fa realmente divertire tra le corsie di un ospedale pur non rinunciando a momenti più profondi. In questo episodio sul tetto dell’ospedale è stato costruito un gabinetto che viene spacciato come miracoloso per chi ci si siede.

La realtà  dei fatti è che certe cose non hanno alcun potere magico, ma allo stesso tempo possono servire a far trovare il coraggio per mettere in pratica azioni da cui di solito fuggiamo. E’ così per Elliot, nel finale dell’episodio in cui le immagini sono accompagnate da “A Murder Of One” dei Counting Crows. Certe cose sono come dei segreti da non rivelare, proprio come dice la canzone.

LOST (Flashes before your eyes – s03 e08)

Oasis – Wonderwall [1995]

Un’isola come espiazione. Un’isola “speciale” che offre a un gruppo di sopravvissuti a un incidente aereo una seconda possibilità  per rimettersi in gioco, insinuando il dubbio che magari il velivolo non sia caduto per caso ma perchè era così che le cose dovevano andare. Alcuni di loro lo capiranno subito, altri solo alla fine. Ed è proprio su questa contrapposizione che si fonda una delle serie più popolari e al tempo stesso discusse dei primi Anni Zero: fede e scienza, casualità  e determinismo, devozione e ribellione, Nero e Bianco.

Tra le altre cose, si scopre che i “losties” si erano già  imbattuti l’un l’altro (senza saperlo) nella vita pre-incidente, questo a ulteriore conferma di un possibile disegno di eventi prestabilito. Ed è quello che succede in questa scena: Desmond incontra (per caso?) Charlie che canta …you’re gonna be the one that saves me…, anticipando inconsapevolmente ciò che poi succederà  davvero tra i due.

THE O.C. (La Fuga – s01 e07)

Mazzy Star – Into Dust [1993]

I quattro outsider (davvero?) di Newport trascorrono lo spring break a Tijuana, ma qualcosa va storto alla reginetta del ballo che non sa mischiare alcol, pasticche e divertimento made in Usa. E’ effettivamente un po’ più complicato di così e la reginetta del ballo non è una reginetta del ballo, solo una ragazza fragile vestita un po’ troppo bene, ma è una storia che possiamo raccontare anche così: parte “Into dust” ed è perfino troppo didascalica, col bad boy di Chino che la salva dalla polvere messicana (e da se stessa).

Seth Cohen intanto è là  dietro che sceglie che canzone far partire dopo, indeciso tra Modest Mouse e Death Cab for Cutie: il lato introverso della ricca California è servito.

SIX FEET UNDER (Parallel Play – s04 e03)

Radiohead – Lucky [1997]

Quarta stagione di Six Feet Under, per uno dei momenti più intensi della serie sui becchini. Un falò purificatorio e la consapevolezza di non essere in nessun punto della propria vita e di dover ricominciare da capo. Sotto, un brano magnifico dei Radiohead da “Ok Computer”, il loro disco più cinematico. Le immagini assumono quasi una valenza mistica, accompagnate dalla voce di uno sciamanico Thom Yorke.

GIRLS (All adventorous woman do – s01 e03)

Robyn – Dancing On My Own [2010]

Serie controversa che fa litigare femministe, cultural scholar e nemici conclamati dell’hype.
Finale della terza puntata, Hannah sta per rivelare al mondo che il suo ex ragazzo è gay. Pensa di scrivere tutta la mia vita è stata una bugia su Twitter finchè il buon senso non la vince sul confessionalismo spicciolo. La vita di una ragazza può essere davvero squallida.

Poi parte “Dancing on my own” di Robyn e Hannah inizia a ballare, seguita dalla coinquilina Marnie che si è da poco masturbata nel bagno di una galleria dopo che uno le ha detto: «la prima volta che ti scoperò ti spaventerai un po’, perchè sono un uomo e so come si fanno le cose». Nessun vittimismo, solo due amiche che ballano in una stanza. Se invece di avviare polemiche ci fossimo soffermati su questo fotogramma saremmo stati tutti meglio: il momento è perfetto e fa subito cult. Dicono che la nostra generazione, per aver importato gusti musicali, vestiti e arredamento da stagioni passate, non avrà  diritto ai ricordi. Riguardiamo questa scena tra dieci anni e poi ne parliamo.

Contributors: Enrico Amendola, Nicolò “Ghemison” Arpinati, Giuseppe De Luca, Claudia Durastanti, Sara Marzullo, Emanuele Rauco, Hamilton Santià