Kuniyuki Takahashi: sound designer e produttore di stanza a Sapporo sull’isola di Hokkaido, dopo i trascorsi in coppia con Tomoyuki Murastige nei DRP (acronimo di Deutsches Reichs Patent), il giapponese ha mosso i primi passi nel 1994 e, tralasciando una traccia, “Die-Sun (Tarot Dub No. 79 Mix) a nome Forth, e rilasciata per la compilation “Analog In My Mind Issue 2”, soltanto tre anni dopo ““ ricorrendo stavolta ad un altro monicker quale Frr Hive ““ pubblica l’album “Rose Trumpet Herb” (1997) su Bassmental, concentrato di suoni downtempo e drum ‘n’ bass. Le prime produzioni firmate Kuniyuki Takahashi appaiono nella compilation “Gasbook 6” (1999) su Gasbook: si tratta delle traccie “Ring 1”, “Ring 2” e “Ring 3” che, nel 2001 e nel 2005, saranno poi nuovamente arrangiate e pubblicate su Soundofspeed e Mule Electronic sotto le spoglie di Koss, l’alias più attivo nel corso del tempo.
All’alba degli anni Zero, “No Way”, griffata soltanto come Kuni, appare nell’ennesima compilation di nuovi suoni intitolata “2000 Black: The Good Good” (2000) su 2000 Black e il remix per The Ananda Project “Cascades Of Colour (Sugar Love Mix)” è inserito all’interno della sua retrospettiva “Re-Release” (2001) su Nite Grooves, destinato comunque a fungere in futuro come chiusura del primo album di Kuniyuki Takahashi “We Are Together” (2006) su Mule Musiq, al cui interno, poi, è rinvenibile anche il remix per “Sleepers” degli NXS, originariamente pubblicato sulla compilation “The Soul Of Science 3” (2003) su Obsessive. Da segnalare, infine, due importati apparizioni su Spiritual Life Music, straordinaria etichetta di proprietà del DJ e produttore newyorkese Joaquin ‘Joe’ Claussell, con alcuni remix per gli Slam Mode: “Umri (Terra Arma)” all’interno della compilation “New Birth” (2003); “Pacifica (Kuniyuki Takahashi Remix)” e “Spacedust” (Kuniyuki Takahashi Remix) contenuti nel 12” di “Umri” (2003).
Le prime produzioni dell’artista del nuovo millennio ““ il 12” di “Precious Hall” (2002) su Natural Resource e il doppio “Kids Breath” (2002) su Life Line ““ sono, in realtà , le ultime a essere pubblicate su altrui etichette, preludio all’inizio di una nuova era, segnata dalla comparsa sul mercato delle etichette Mule Electronic, (nata nel 2004) Mule Musiq (2005) ed Endless Flight (2007), gestite in compartecipazione con Toshiya Kawasaki. L’esistenza di queste è stata a lungo legata a scelte propriamente di genere, poichè Mule Electronic si è spesso concentrata sugli anni ruggenti della scena minimal e tech house, senza tralasciare sonorità ambient, mentre Mule Musiq ha prediletto un filo conduttore in bilico tra deep house e future jazz, virando talvolta su territori downtempo e, infine, Endless Flight si è dedicata alle sonorità più propriamente nu-disco.
In maniera più o meno inspiegabile, il 7 febbraio 2012 è stata comunicata la chiusura della Mule Electronic con la sua ultima uscita in 12” (mule electronic 87), poichè sembrano non esistere ora buoni motivi per separare, non solo letteralmente, le release a marca techno o house. Da marzo, la Mule Musiq è stata, dunque, rilanciata con la prima uscita sempre in 12” (MULEMUSIQ 147) con nuova numerazione di catalogo (temporaneamente fermo prima di ciò a MULEMUSIQ 60) e la stessa distribuzione dell’etichetta è, tra l’altro, passata di mano da Word And Sound a Kompakt.
In ogni caso, negli scorsi anni Kuniyuki Takahashi ha rilasciato alle stampe tre splendidi album, due raccolte di remix e numerosi 12” che hanno contribuito a presentarlo progressivamente al mondo intero, rivelando tutta la sua arte e la sua maestria nel coniugare un vasto insieme di differenti suoni dislocati nell’altrettanto prolifico quadro discografico in cui è, tuttavia, impossibile non considerare anche i cinque straordinari contributi album a nome Koss e l’ennesima manciata di singoli in vinile.
La prima storica uscita su Mule Musiq introduce l’ascoltatore nell’universo di Kuniyuki Takahashi attraverso “Sun Shine”, caratterizzata da un ritmo sostenuto da sorprendenti percussioni a cui si aggiunge un coro di sintetizzatori e note di pianoforte. L’altra faccia della medaglia è “Moon Light (Live Mix)” in cui domina l’improvvisazione tipica del jazz dalle venature più afro e ipnotiche.
Traccia sinuosa, complessa e, apparentemente, senza tempo. Il battito della Terra sembra inesauribile e nel suo incedere musicale si costruisce attorno una struggente melodia che, al di là della polvere di stelle dispersa dalle note emesse dalla chitarra acustica, si eleva ancor di più grazie a un ritmo tanto sensuale quanto galleggiante grazie poi all’aggiunta di ulteriori percussioni.
“Sekai No Ichiban Too Tochi E” è tra le produzioni che maggiormente colpiscono per la commistione di generi per un nuovo ibrido in bilico tra costruzioni downtempo e smooth jazz. Come da copione, il remix affidato a Ian O’Brien aggiunge ulteriori gradevoli elementi Detroit a un già solido groove originario. “Into The Melody” si colloca, invece, in una dimensione chill-out.
Il Kuniyuki Takahashi, forse, più maturo è quello di “Walking In The Naked City” (2010). “Night Forest”, “Once Again” e “Set Me Free” sono i singoli estratti da quest’album. La nuova versione di “Night Forest” è più giocosa e profonda rispetto l’originale ““ poco incline a essere utilizzata dai DJ ““ mentre quella dell’ivoriano Mr Raoul K è particolarmente energica, dai suoni più organici
Ascolta Night Forest (Mr Raoul K remix)
Fumio Itabashi al pianoforte e Henrik Schwarz vocalist d’eccezione. “Once Again” nasce dalla collaborazione di musicisti dalle diverse estrazioni. A Soulphiction viene, poi, affidato il compito più arduo, ma il suo remix è essenziale. La versione solo strumentale di Kuniyuki Takahashi getta un fascio di luce su alcuni strumenti, specie i bassi, posti originariamente in secondo piano.
La nuova versione di una traccia tra le più adatte all’atmosfera da club quale “Set Me Free (Dub)” è qui nuovamente editata in chiave più sporca e funky. Nell’emotiva “Storm”, priva della femminile voce di Josèe Hurlock ma più accentuata nella sua nenia flautistica, vengono invece messi in evidenza i colpi apportati sui tamburi che tanto stordiscono quanto ammaliano.
Da “Dancing In The Naked City” (2011), Kuniyuki Takahashi estrae un solo singolo con la medesima versione di “Bamboo City”, titolo quanto mai appropriato in un simile contesto sonoro, e una ancora ricostruita per l’occasione: “Come With Us (Deep Dub Version)” diviene una corposa traccia latin house che la avvicina a quelle della miglior e proficua stagione di metà anni 90′.
Un sogno diventato realtà . “All These Things” (2008) è il secondo fortunato full-length di intima deep house e la medesima traccia ne rispecchiava a pieno l’essenza. A distanza di quattro anni il leggendario Joaquin ‘Joe’ Claussell l’ha trasformata in un onirico viaggio di più di venti minuti, scomposto in sette spirituali parti, con un break dominato dal discorso di Martin Luther King.