Il secondo disco di Andrew Bird in un anno? Sì, o forse no. Non si capisce bene cosa sia questo “Hands Of Glory”, troppo corto per essere un un Lp e troppo lungo per un Ep. Sarebbe perfetto come bonus disc in una ipotetica deluxe edition di “Break It Yourself.” Anche la stessa scaletta, che alterna inediti, cover e rielaborazioni di alcuni brani ne rivendica la natura ibrida. E’ necessario chiarire che di cose così ce n’è sempre bisogno, perchè il marchio di fabbrica del Nostro è sempre presente in bella mostra, anche se in versione riveduta e corretta nella forma che a questo giro preferisce sottrarre anzichè aggiungere. E’ un generoso omaggio al folk americano più rurale, a partire dalle registrazioni effettuate in chiese e granai situati nell’America più bucolica. La scelta delle cover ricade su brani di Handsome Family (When The Helicopter Comes), Alpha Consumer (Spirograph) e Townes Van Zandt (If I Needed You), mentre il momento migliore del disco è la rielaborazione di “Orpheo Looks Back” presentata in una forma più scarna e a suo modo “viva”.
Sarebbe lecito storcere il naso davanti ad una scelta del genere, che potrebbe rappresentare un mero divettissiment privato poco incline ad un’operazione discografica compiuta. Ma c’è qualcosa dentro le canzoni capace di distinguersi in una forma quasi inedita. La bravura di Andrew Bird è quella di risultare più essenziale ed asciutto e allo stesso tempo non rinunciare a niente di quello che ha reso la sua musica così speciale. L’uso del violino, di strumentazioni acustiche e una voce melodrammatica e mai sovraesposta, sono componenti che rendono “Hands Of Glory” un piccolo gioiello folk senza tempo. Però sole otto tracce per trentacinque minuti di musica non sono ancora sufficienti per rompere le nostre ultime resistenze; certe cose dovrebbero durare di più. Ci piace pensare, e forse è un azzardo, che queste soluzioni potrebbero rappresentare per lui un punto di partenza per le prossime pubblicazioni. Se “Break It Yourself” fosse stato registrato con la stessa “parsimonia” forse sarebbe stato ancor più bello.