L’esordio di Timothèe Règnier, in arte Rover (moniker scelto evidentemente per rendersi irreperibile via internet, al pari di Torres) è stato uno dei migliori del 2012: come già  rilevato su queste pagine, un album che scivola (in senso buono) pressochè perfettamente dall’inizio alla fine tra nomi tutelari quali David Bowie o Neil Hannon dei Divine Comedy (io in brevissimi frangenti in certe inflessioni della voce ci sento pure Paul Banks). Per questa ragione e poichè siamo romantic-nerd e preferiamo le guanciotte di Timoteo ai baffi di Taylor Rice, di fronte al dilemma se presenziare al live del primo o a quello dei Local Natives (che suonano la stessa sera al Tunnel) non ci siamo fatti sfuggire l’opportunità  di andare a cercare riscontri anche dal vivo circa la bravura del gigante francese dal cuore tenero.

Chi conosce il Circolo Magnolia (che ancora una volta conferma di avere occhio per artisti emergenti di grande qualità ) sa che il palco è alquanto ristretto, e qualcuno si sarà  sicuramente chiesto se Timothèe avrebbe potuto esibirsi agevolmente in piedi. Ce la fa, anche se per poco. Il fatto che si presenti accompagnato dal solo batterista (lui si divide tra chitarra e tastiere) conferisce un’impronta più “blues”, più genuinamente ruvida al concerto. Di conseguenza i pezzi dell’album sembrerebbero inevitabilmente destinati a suonare più asciutti: ciò è vero solo in parte, perchè le particelle sonore che si sprigionano nell’aere creano un atmosfera , un’intensità  romanticamente e dacadentemente piena e trascinante.

L’iniziale “Queen of the Fools”, infatti, si regge solo sugli accordi sferzanti di chitarra del Nostro, coprendosi d’altra parte di una veste più rock rispetto alla versione su disco. Così, anche “Remember” viene reinventata in chiave rallentata, trasformandosi in una ballata dolente perfettamente riuscita. Una delle note migliori della serata è la voce di Rover, libera di ruggire e risuonare sonoramente, molto più chiaramente e liberamente rispetto alla registrazione in studio. Timothèe ama giocare col falsetto, non necessariamente alto: anzi in più di un’occasione profondissimo, baritonale, e ciò accresce il pathos dello snocciolamento dei versi d’amore, frustrazione, delusione e speranza di cui le liriche dei pezzi in scaletta (praticamente quasi tutti quelli dell’album più “Father I Can’t Explain” contenuta nella versione deluxe) si compongono. Salutato ovviamente con giubilo il primo singolo “Aqualast”, nel quale a dir la la verità  l’intonazione perde qualche colpo soprattutto quando si tratta di tenere la nota un po’ più a lungo. Nessuna macchia però sulla resa complessiva della performance, impreziosita da una spontanea intesa col pubblico (durante una delle sue chiacchierate apprendiamo che per un periodo ha vissuto nella, parole sue, “quite boring” Lugano) e in particolare da una memorabilmente tenera e autoironica battuta sul proprio peso: dopo “Lou”, Timothèe descrive qualcosa ““ che, perdonatemi, non riesco a ricordare cosa fosse ““ come “skinny”. Just like me! aggiunge subito dopo, rassicurandoci che I’m workin’ on it.

Insomma, le sue canzoni funzionano anche dal vivo e dimostra di avere gran contatto col pubblico: a Timoteo volevamo bene già  prima di questa serata, ora non possiamo che volergliene di più.

Setlist
QUEEN OF THE FOOLS
CHAMPAGNE
REMEMBER (SLOW VERSION)
SILVER
LOU
AQUALAST
FATHER I CAN’T EXPLAIN
LATE NIGHT LOVE
TONIGHT

— Encore —
WEDDING BELLS