Per chi scrive Rob Zombie è uno dei talenti più importanti che il cinema americano abbia sfornato dopo il 2000, ma non solo: per chi scrive la prima band di Rob Zombie, i mai troppo celebrati White Zombie, fu una delle band hard-rock più divertenti e geniali degli anni novanta. La carriera solista e la notevole svolta industrial che l’ha caratterizzata invece mi hanno sempre entusiasmato in maniera minore, pur avendo fruttato un paio di ottimi album (i due “Hellbilly Deluxe” usciti a distanza di una dozzina d’anni l’uno dall’altro): riconosco comunque che l’artista del Massachusetts è forse uno degli interpreti più originali e personali di una tradizione tutta americana, che parte dal blues e giunge fino ai giorni nostri tingendosi di elettronica, rivista con un’ottica insieme blasfema e nerd, caciarona e autoriale.
La scelta di far uscire il nuovo disco quasi contemporaneamente all’atteso film “Le Streghe di Salem” poteva far nascere qualche dubbio sulla validità del lavoro, ma queste sono le regole di un mercato in cui la visibilità è sempre più sfuggente e meno duratura e, già dal primo ascolto, è forte la sensazione di un Rob Zombie mai così perfetto.
Se l’apertura dell’album è affidata alla massiccia “Teenage Nosferatu Pussy”, il singolo “Dead City Radio and The New Gods of Supertown” è un piccolo capolavoro post-moderno in cui convivono i Doors (precisamente quelli di “The WASP”), il reverendo Jesse Jackson (lo stesso sample che utilizzarono i Primal Scream in “Come Together”) e tutto l’immaginario grottesco e oltraggioso di Rob.
Le consuete impennate industriali di “Revelation Revolution” e “Rock And Roll” sono saggiamente inframezzate da sorprendenti incursioni orientali (“Theme For The Rat Vendor”) e schizofrenici grooves elettrici (“Ging Gang Gong De Do Gong De Laga Raga”), da schegge punk impazzite e gustosi omaggi alla tradizione hard-rock (l’irresistibile cover di “We’re An American Band”); senza dimenticare la consueta passione per il metallo pesante e il retrogusto horror (rispettivamente “Lucifer Rising” e “The Girl Who Loved The Monsters”).
Se già apprezzavate la musica di Rob Zombie avrete abbondante pane per i vostri denti, se invece volete avvicinarlo ora l’uscita di “Venomous Rat Regeneration Vendor” è probabilmente l’occasione migliore che potesse capitarvi: questa quinta fatica discografica infatti ci consegna un artista quantomai consapevole delle proprie capacità , concentrato su uno stile ormai definito e pienamente maturo.