Qualche giorno fa in Francia ha debuttato “L’ecume des jours” (“Moon Indigo”), l’ultimo film di Michael Gondry dedicato al romanzo omonimo di Vian. In attesa che il film esca in Italia, ripercorriamo la bibliografia dell’autore.

I romanzi di Vian sono un’osmosi tra musica e scrittura; le dita dello scrittore battono i tasti con prestezza e ritmo e le sue pagine si frammentano in una sequenza di diapositive. Gli accordi della quotidianità  (gli amori, le ossessioni, le vendette, le convenzioni) entrano nelle lettere e nelle spaziature come nei punti e nelle virgole. E’ tutto da leggere con le orecchie e sentire con gli occhi.

Prima di accennare ai romanzi di Vian a cui sono più affezionata”“ “L’erba rossa”, “Lo strappacuore”, “Sputerò sulle vostre tombe” ““ e di confermare il mio amore per “La schiuma dei giorni”, credo possa essere utile accompagnare chi conosce poco Vian con la suspension of disbelief di Samuel Taylor Coleridge: venne accettato, che i miei cimenti dovevano indirizzarsi a persone e personaggi supernaturali, o almeno romantici, ed anche a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità  sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione dell’incredulità  momentanea, che costituisce la fede poetica.

L’HERBEROUGE

1950
In Italia: L’Erba Rossa, tr. di Giulia Colace, Marcos y Marcos 1999

Sa, sono stato appena appena toccato dal catechismo”… non potevo credere educato come sono stato educato. Era una formalità  per avere un orologio d’oro e non avere ostacoli al matrimonio. «Chi l’ha forzata a sposarsi in chiesa? » disse l’Abate Griglia. «E’ divertente per gli amici » disse Wolf. E’ un vestito per la donna”… oh, come mi secca tutto ciò”… non m’interessa. Non mi ha mai interessato.

Tramite inaspettati e convulsi paradossi, e con un sarcasmo distruttivo, Vian racconta tutto ciò che di convenzionale e ovvio distrugge il lettore e i quattro personaggi del romanzo: Wolf, il suo aiutante Zaffir Lazzuli, e le rispettive compagne Lil e Follaprile. Tutto si smuove nell’area del “Quadrato”, costituito da un viale di mattoni e dall’erba rossa dove lavorano i quattro. Si sfugge al tempo, all’abitudine e al costume, in una natura artificiosa alla De Chirico eppure credibile nelle sue pietre dai colori vivaci e nelle sue macchie di luce che si spengono a seconda dei movimenti del suolo.

ARRACHE-COEUR

1953
In Italia: Lo strappacuore, tr. di Augusto Donaudy, Rizzoli 1965; Lo strappacuore, tr. di Gianni Turchetta, Marcos y Marcos 2003; Mondadori 2005

Qui Vian descrive l’asprezza della vita: l’amore materno di Clementina che ingabbia i tremelli (gemelli) Noèl e Joèl, una società  senza scrupolo in cui si mettono all’asta i vecchi e il castigo di una fede in un Dio, che elargisce favori a pagamento.

Il tutto filtrato da una natura prorompente, che rende inestimabili tutti i suoi disgraziati figli, incastonandoli e incastrandoli nelle sue radici.

J’IRAICRACHERSURVOSTOMBER

1946
In Italia: Sputerò sulle vostre tombe, tr. di Stefano Del Re, Savelli 1979; Interno Giallo 1992; Marcos y Marcos 1998; Mondadori 2006

Per “Sputerò sulle vostre tombe”, Vian adotta il suo alter ego più duro e crudele Vernon Sullivan, autore nero censurato in America a causa del razzismo (sarà  Vernon Sullivan anche per altri tre brevi romanzi “Les morts ont tous la màªme peau” ““ “Tutti i morti hanno la stessa pelle”, “Et on tuera tous les affreux” ““ “E uccideremo tutti i racchioni” – e “Elles se rendent pas compte” ““ “Esse non si rendono conto”).

Per questo Vian nero, “Sputerò sulle vostre tombe” è l’atto d’accusa nei confronti del perbenismo americano, delle discriminazioni e delle violenze che i neri americani erano costretti a subire da parte dei bianchi.
Così in pochi giorni, nell’estate del 1946, Vian pubblicò “Sputerò sulle vostre tombe” sulla vicenda di Lee Anderson, negro dalla pelle bianca che, per vendicare la morte del fratello, si fa prima ammettere all’interno di una cerchia borghesotta di bianchi e poi progetta di sedurre le bellissime e algide sorelle Asquith.

L’à‰CUME DES JOURS

1947
In Italia: La schiuma dei giorni, trad. Gianni Turchetta, Marcos y Marcos 1992

Io vorrei essere innamorato » disse Colin. «Tu vorresti essere innamorato. Egli vorrebbe idem (essere innamorato). Noi, voi, vorreste esserlo. Essi pure vorrebbero innaorarsi”… ».

Munito di fede nella poesia e nell’amore, il lettore vigila sulla storia di Colin e Chloè e si accorge che non è finzione: ciò che sembra irreale e fiabesco non è altro che un disegno bello con sentimento o uno brutto senza sentimento.
Colin, ricco ed annoiato, vive con il cuoco Nicolas e alcuni topi e ama trascorrere gran parte del suo tempo con l’amico Chick, fan morboso del filosofo Jean Sol Partre. La sua vita comune e ordinaria trova una svolta nell’amore perfetto e meraviglioso di Chloè.

Il protagonista e il suo mondo vengono sopraffatti dall’incontro di Chloè e dalla sua improvvisa e rarissima malattia: una ninfea cresce e divora i polmoni dell’amata. Il fiore fatale, che toglie il respiro anche a tutto ciò che circonda Chloè, può essere soggiogato solo dall’effluvio di altri fiori.
Per recuperarli, Colin si abbandona (perdendo poi tutto) a lavori sempre più deprimenti: dalla fabbrica di armi in cui i fucili si nutrono di uomini, al servizio informativo che annuncia le disgrazie con un giorno di anticipo.
La malattia mette in pericolo l’amore fra i due e il mondo intorno condivide il dolore di un sentimento teso a svanire: gli amici invecchiano e Chick crolla nel morboso culto per Partre, la stanza nuziale si restringe e si avvilisce.

La morte di Chloè è un incendio che non risparmia ciò che resta del giorno, nè i libri, nè l’arte.
Farsi troppe domande su questo libro non serve a nulla, a ben vedere la trama depurata dal realismo magico, non presenta spunti di particolare originalità . Beh, questo è quello che scriverebbe un soggetto cresciuto con il mito della produttività  (produci figlio mio, rendi, trasformati in un’unità  di produzione) o un soggetto annientato dalle vicende troppo brutali della quotidianità , sopraffatto dal cinismo.

Con La schiuma dei giorni Vian inventa l’amore. L’amore è l’impossibile che governa anche le leggi della natura, è il sale nel contenitore, è la musica di New Orleans e di Duke Ellington, è il bicchiere non mezzo pieno, ma totalmente pieno.
“La schiuma dei giorni” è la trama perfetta di un film di Truffaut; con Vian non a caso ho ripescato Antoine e Christine di “Baci rubati”, che fanno colazione in cucina, a casa di lei, dopo aver finalmente fatto l’amore e dormito insieme. Lei gli insegna come spalmare il burro su due fette biscottate sovrapposte in modo da non romperle, lui le chiede di sposarla scrivendoglielo su un taccuino. Lei legge e poi prende la penna e risponde, ripassandogli il taccuino. Lui le fa indossare un cavatappi nell’anulare sinistro e poi si mettono a ridere, timidi e goffi.
Vedremo se Gondry riuscirà  a restituirci la stessa sospensione dell’incredulità  in cui gli altri due francesi erano maestri.