I Saturday Looks Good To Me fanno parte di quel ristretto gruppo di band che hanno ridefinito i canoni dell’ indie pop negli anni zero. Album dopo album si sono avventurati in territori inconsueti, giocando con suoni alla Phil Spector e sporcandosi spesso e volentieri le mani col soul di Detroit. Esploratori senza paura, guidati dall’estro di un Fred Thomas che ha sempre dichiarato apertamente di considerare i SLGTM un progetto di cui doveva essere il leader incontrastato. Principale autore e compositore circondato da collaboratori sempre diversi ma comunque validissimi. Solo che a un certo punto Thomas, impegnato a gestire un’etichetta discografica (la Life Like Tapes), a sfornare album solisti come se piovesse e in innumerevoli progetti paralleli, pareva aver perso interesse per la sua creatura. Sembrava insomma che i SLGTM fossero una storia finita. Poi, su suggerimento di un amico saggio, Fred ci ha ripensato. Ha afferrato una manciata di canzoni e dato vita a una nuova incarnazione del gruppo. E a un nuovo disco.
Questa è la storia dietro le quinte di “One Kiss Ends It All”, un album elegante in cui Thomas si affida ancora una volta a voci femminili, quelle di una vecchia conoscenza come Betty Barnes, di Carol Catherine e Amber Fellows, per raccontare l’amore che se ne và (“Break In”, “Are You Kissing Anyone”). Perchè, prendendo in prestito le parole di “New City”: “Once the feelings runs out, then the feelings runs out” e non c’è nulla da fare. I SLGTM versione 2013 sono decisamente più vicini ai sentimenti espressi in “All Your Summer Songs” e “Every Night” che alla sperimentazione di dischi come “Cold Colors” e “Fill Up The Room” (anche se a sperimentare non rinunciano, in “Negative Space”). Immersi fino al collo nella spensieratezza da spiaggia d’inizio settembre che traspare in “Sunglasses”, “Empty Beach” e “Invisible Friend”. Una sensazione dolce e malinconica, velata dalla triste consapevolezza che accompagna i momenti che finiscono. Simile all’emozione provata nei lunghi pomeriggi post adolescenziali quando si devono prendere decisioni importanti ma meglio non pensarci, non ora, più tardi. Anche Zio Fred è cresciuto insomma, però non del tutto. Nascosto tra le note di sassofono di “Polar Bear”, barricato dietro gli archi di “Johnny”e “The Everpresent New Times Condition” c’è sempre il ragazzino romantico dal cuore spezzato di un tempo. Chissà , forse è per questo che l’onirica “Space Children” si chiude con una speranzosa, piccola coda. Tre parole: “I Love You, I Love You” ripetute meccanicamente, con passione, quasi fossero un mantra per scacciare cattivi pensieri e delusioni.
“One Kiss Ends It All” non è una postilla a una storia già archiviata e anche se lo fosse sarebbe un’aggiunta importante, non trascurabile, la classica nota a piè di pagina che un’assistente universitario mediamente bastardo invariabilmente chiede. Uno sviluppo inatteso e forse per questo ancora più piacevole. Trentanove minuti e dodici secondi di gran classe e di forte impatto emotivo che fanno esclamare ancora una volta, ad alta voce, quanto è bello il sabato. E quando arriva inaspettato, è ancora più bello.
2. Invisible Friend
3. Empty Beach
4. Negative Space
5. New City
6. The Everpresent New Times Condition
7. Break In
8. Polar Bear
9. Are Kissing Anyone
10. Johnny
11. Sunglasses
12. Space Children