Ovvero di come come andata a vedere l’evento dell’anno e sono mi sono trovata davanti a Spiderman (e Tobey Maguire è solo parte del problema). Difficile che un film che aveva creato così tante aspettative riuscisse a non deludere nessuno, ma certo non è stato neanche poi così facile riuscire a sollevare così tante perplessità . Ma andiamo per ordine: la notizia che Jay-Z era stato scelto come produttore esecutivo della colonna sonora aveva addolcito quella che “Il Grande Gatsby” dovesse essere un altro film in 3d (questo forse ancora meno di altri film aveva bisogno di piogge e nevicate che ne giustificassero l’uso ““ a dimostrazione, nel primo weekend di programmazione USA, solo il 33% degli spettatori del primo weekend ha scelto la versione 3d). Forse c’era un motivo per aspettare fino al 16 maggio.
In una recente intervista al New York Times, Luhrmann ha detto che l’incontro con Jay-Z è avvenuto per caso, ma che la scelta di inserire una colonna sonora curata da lui aveva senso, perchè hip hop now is what jazz was then, che oggi il jazz è considerato “an older music”, ma nel ’22 ““ l’anno in cui è ambientato Gatsby ““ era musica viscerale e eccitante, che colpiva l’opinione popolare come solo l’hip hop può fare adesso; se Fitzgerald ha dato tanta importanza a questo elemento, percè non rispettarne le volontà ?
Nessuna obiezione, se solo questa colonna sonora contenesse effettivamente più hip hop e meno Fergie. Se solo questa colonna sonora fosse poi rilevante.
“No church in the wild” nel trailer, l’apertura del film con “100$ bill” di Jay-Z sono sì veramente adatte al film: sono un’operazione interessante sul serio. Peccato che poi l’influenza di Jay-Z scompare e appare Anton Monsted all’orizzone, co-produttore esecutivo e supervisore della colonna sonora (di tutti i film di Luhrmann, e si sente bene).
Forse il nome che dà più di tutti il senso di questa colonna sonora (e del film) è Lana del Rey: tanto struggimento, ma non c’è niente dietro. “Will you still love when I’m no longer young and beautiful?” chiede Lana e la Daisy del film ““ una tiepidissima Carey Mulligan ““ non è che questo, giovane e bella, con una “aching soul” non molto significativa in fondo. Il tema di “Young and beautiful” viene ripreso più volte, e davvero funziona come carta di identità per questo film ““ e anche per chi, come me, trova Lana del Rey meno fastidiosa della media, a un certo punto inizia a chiedersi dove sia finito Jay-Z e se sentire Fergie, will.i.am e una versione un po’ jazz di “Crazy in love” di Emeli Sandè sia una pena che dobbiamo proprio infliggerci.
“Over the love” (Florence+The Machine) viene fatta partire alla fine del primo party, c’è una donna che appoggiata a un piano canta “Now there’s green light in my eyes |And my lover on my mind”: una simbologia tanto facile (Jay Gatsby è ossessionato dalla luce verde in fondo al pontile di Daisy) e comprensibile da essere stucchevole, l’ennesima prova che lo strazio in Luhrmann è vero tanto è più plateale (“I sang by the piano | Tore my yellow dress and | Cried and cried and cried”), che il mistero è un problema da risolvere.
Pecca qui questo film, nello spiegare tutto: Gatsby non è misterioso, è un uomo a cui consegnare tanta commiserazione, da compatire. Non c’è niente dietro, e il pathos e i lustrini non coprono la mancanza di complessità che lo rende più vicino a uno Spiderman qualsiasi che a un film d’autore, problema che influisce anche sulla colonna sonora: una decorazione superflua, a cui possiamo anche non prestare attenzione, perchè chi parlerebbe della colonna sonora dei baci di Maguire e Kirsten Dunst?
Un’occasione parzialmente buttata con qualche episodio interessante, come gli XX ““ questo è un film che invecchierà male, che sembra un po’ passato già adesso, con scene al limite del caricaturale, del ridicolo e se non ci si addormenta, neanche ci si esalta. Ce ne dimenticheremo e resteranno le promesse di un film che per adesso riempie le sale e che non voleva presentarsi così. Ci avevamo creduto un po’ tutti e quel che ci è toccato è un’ultima traccia con la voce di un Tobey Maguire che legge la fine del libro di Fitzgerald, a ricordarci che l’arte ““ la letteratura, come il vero cinema ““ sta da un’altra parte.