C’è un ragazzo irrequieto seduto a tavola di sua maestà Elisabetta. Scalpita come un bambino e da un momento all’altro sembra capace di mandare per aria la tavola bandita dagli schiavetti regali e cominciare a far ballare la regina a colpi di sano rock’n’roll. Miles Kane è il bad-boy in questione, e “Don’t Forget Who You Are” è la propria dinamite.
Dopo l’esperienza nei panni di chitarrista nei Little Flames e frontman nei Rascals e dopo il progetto con l’amico Alex Turner nei Last Shadow Puppets, a due anni di distanza dal debutto nei panni di solista, col ben riuscito “Colour of the Trap”, ecco che il ventisettenne di Birkenhead torna sulla scena dandoci in pasto un album che sprizza il giusto quantitativo di adrenalina ed energia.
“Don’t Forget Who You Are” sono trentatre minuti di tiratissimo rock’n’roll. Ad aprire le danze è il rock ‘brillantinato’ di “Taking Over” che in fretta e in furia lascia il passo prima al singolo che dà il nome all’album, dal ritornello contagioso e dal sentito orgoglio Working Class, poi, dopo l’intervallo segnato dalla ballata in cui aleggia la presenza del sopracitato Turner (“Out of Control”), all’elettricità di “Bombshells” e “Tonight”. Giunti a metà album non si avvertono cali di tensione e lo spavaldo pop-rock vintage di “What Condition am I In” riesce a tenere tutti sulle corde così come “You’re Gonna Get It” frutto della collaborazione con Paul Weller (il cui tocco è percepibile in tutto l’album) e la massiccia “Give Up”, dal riffone iniziale di Kasabiana memoria, capaci di trascinare in un finale tutto fuoco e fiamme che culmina nella scheggia rock di “Darkness In Our Hearts”.
Miles Kane, possiamo dirlo, riesce a tenere accesa la fiamma del rock britannico, con un disco massiccio, energico e rabbioso che deve molto al punk britannico (vedi Jam) e a un certo pop sixties (gli Who più casinisti per intenderci). E siamo altrettanto sicuri che sua maestà stia già maledicendo il giorno che ha deciso di invitare nella sua reggia questa simpatica canaglia.
Credit Foto: Alexander Jordan