Qualche anno fa avrei accolto questo disco con smisurato entusiasmo. Oggi mi serve uno sforzo maggiore per carpirne le qualità , perchè ne abbiamo sentite troppe sul tema folk d’autore venato di pop. Gli anni passano inesorabilmente, le urgenze d’ascolto si modificano col tempo e le prospettive deviano dalle traiettorie originarie. Dopo una manciata di passaggi nel mio lettore mi sono convinto che il nuovo lavoro di Laura Veirs, pur non portando in dote chissà quali verità o universi nascosti, merita rispetto. Erano diversi i tranelli in cui la cantautrice americana poteva cadere, primo fra tutti quello della monotonia. “Warp & Wreft”, pur risultando la componente di una serie di elementi ben noti, è un lavoro vario che evita agilmente di restare vittima di quei tranelli, che non si adagia sulla forma del folk acustico d’autore tutto carezze e sussurri. Si vena e si bagna di pop dal taglio più luminoso, strizzando da un lato l’occhio alla melodia facile e dall’altro lato non rinunciando ad un approccio trasversale.
E’ un disco che non si presta a dibattiti filosofici d’alta scuola, diretto nella forma e nel contenuto, semplice come una giornata di sole sulla spiaggia o il cielo terso le sere d’estate. Anche quando le soluzioni sembrano meno a fuoco, come in “That Alice”, che sembra quasi di ascoltare Dolores O’ Riordan, il lavoro ha una sua coerenza e un suo fascino e non si perde in banalità . Laura Veirs ha il pregio di non essere una qualunque che sforna dischi per moda o per dovere, “Warp & Weft”, pur indossando il vestito di tutti i giorni, dimostra che c’è bisogno davvero di poco per essere convincenti anche nella bulimia discografica contemporanea.
Photo: Jason Quigley