Schegge impazzite di un sistema in declino l’umano pensante è proteso verso la chimera della felicità . Solitudine, sofferenza e dolore, quando non avvitate su se stesse per produrre atti profondamente autodistruttivi, possono solo tradursi in gesti supremi pregni di vigore creativo. E’ così come nella fisica dove l’energia non si crea ne si distrugge bensì si trasforma, il dolore si traduce in creazione, sublimazione di quell’emorragia dell’anima restituita in immagini, suoni o parole. Questo è il processo che sottende molta della produzione artistica e che ritroviamo anche nel percorso della musicista Anna Calvi.
Cantautrice inglese, di origini italiane, la Calvi, dopo un’infanzia infelice caratterizzata da una lunga malattia, ha debuttato un paio d’anni fa con il suo disco omonimo (“Anna Calvi”, Matador, 2011) riscuotendo un successo fulmineo ed istantaneo e divenendo la cantante più cool del momento. La stampa di settore, così come la critica mondiale, ha speso fiumi di parole per elogiare il suo lavoro che è stato tra l’altro nominato anche ai Mercury Prize per il 2011 e ai Brit Awards nel 2012. Dopo una serie di concerti tutti sold out in giro per il mondo, Anna si è ritirata dalle scene, a causa di un serio e profondo momento depressivo, cercando di curarsi per ritrovare se stessa. Il frutto di questo percorso di guarigione è il suo secondo album “One Breath” (Matador, 2013). Registrato in Francia nei Blackbox Studio, prodotto da John Congleton e mixato interamente a Dallas in America, il disco ha visto un parto lungo un anno mentre invece è stato registrato in poche ed intense settimane. La seconda prova in sala d’incisione per Anna Calvi, dopo tutto il clamore riscosso, era un ostacolo difficile da superare ma lei arriva a questo traguardo con dedizione e sofferta tranquillità : il suo nuovo disco è la prova in musica del suo calvario emotivo. One Breath risuona più maturo e completo del precedente: il furore creativo, l’istintualità immanente sono infatti qui rielaborati e portati a maturazione completa grazie ad un uso misurato, nuovo e alternativo, non solo degli strumenti ma anche della voce stessa. Il risultato è un disco cupo e dark, sofferto e sofisticato, totalmente autobiografico, dalle atmosfere pesanti, noir con derive oniriche stemperate pero’ grazie all’uso sapiente di archi, cori e da inserti quasi operistici che restituiscono vigore alle melodie.
La Calvi è un’artista che ora dialoga con se stessa, con quella umanità sottesa che la caratterizza: musica e parole di un’anima in sofferenza che cerca di espiare dolori e colpe in un crescendo unico di suoni e armonie. E’ questa magia oscura e sublime che rende la voce della nostra eroina decadente, adesso più di prima, un vero e proprio strumento vibrante, da maneggiare con cura, intersecandolo e accompagnandolo non solo con chitarra, batteria e basso ma anche con i suoni sintetici dell’elettronica contemporanea con i quali stabilire così un rapporto simbiotico, raccordo ideale per l’evanescenza delle note. Toni crudi, graffianti, quasi acidi prodotti dalla sempre più presente chitarra si stemperano d’improvviso in armonie carezzevoli adagiandosi su tappeti di tastiere, suonate per l’occasione da John Baggott dei Portished, o lasciandosi accompagnare dallo xilofono e dai violini, destando stupore e straniamento in chi ascolta. La voce di Anna domina incontrastata su tutto, con il suo ormai classico tono, mix perfetto ed equilibrato di fervore e dolcezza tipico di voci fondamentali del panorama wave-alternative come quelle di PJ Harvey, Cat Power, Beth Gibbons (Portished) e Susan Janet Ballion (Siouxie).
Anticipato dal video di “Eliza”, oscuro, notturno e claustrofobico, diretto da Emma Nathan, “One Breath” ci conduce attraverso le sue undici tracce in un labirinto di passioni forti, una sorta di via crucis in note dove ad ogni pezzo-stazione ritroviamo tutta la teatralità , il trasformismo ed il pathos vocale di Anna Calvi. L’apertura è consegnata a “Suddenly”, una cavalcata rock in crescendo, ritmata su un basso penetrante e sulla voce di Anna, prima quasi urlante poi sussurrata, tesa ad esprimere in parole la lotta intrapresa nello sconfiggere il turbamento della mente senza lasciarsi sottomettere dal dolore. “Eliza”, il primo singolo, suona più lieve anche se incastonato su una batteria cadenzata e prepotente su cui esplode un assolo di chitarra che dona, anche in questo caso, un allure tutto rock al pezzo. “Piece By Piece” si espande ellittica e quasi sperimentale con suoni sghembi e graffianti raccordati da una serie di archi e dalla voce sussurrata della Calvi per lasciare posto a “Cry” in cui grazia e fragore violento coesistono portando allo straniamento l’ascoltatore che si accorge dell’emozione trasmessa dalla canzone quando è già finita. “Sing To Me” è una ballad oscura, dolce e carezzevole con archi che creano un’atmosfera sognante e distesa su cui Anna intesse un cantato quasi lirico. “Tristan” ci risveglia subito con ritmo duro, penetrante ed incalzante per poi passare a “One Breath” sussurrata e rarefatta ma con una forte presenza di echi sulla voce ed una dose massiccia di elettronica, una traccia che si sviluppa in crescendo per poi terminare con un lungo assolo di archi. “Love Of My life” è quasi un manifesto wave colmo di distorsioni disturbanti rette da un tono graffiante e aggressivo della voce. “Carry Me Over” è invece armonica e lineare: note di xilofono che fanno da contrappunto alla chiatarra tenuta a bada e raccordata da una batteria cadenzata, da un complesso strato di archi e da rapidi e fugaci inserti di un violino quasi impazzito che contribuisce a rendere il tutto un vero affresco postmoderno. “Bleed Into Me” è l’esaltazione della vena lirica e teatrale di Anna Calvi mentre “The Bridge” con i suoi cori conclude il nostro viaggio riportandoci in territori quasi mistici.
In definitiva “One Breath “suona come un disco non omologato e non omogeneo ma quasi dissonante, con punte di rumore distorsivo che fanno da contraltare ad arrangiamenti e cori quasi operistici, perchè così è la vita che vuole rappresentare: dissonante eppure armonica al tempo stesso.